Lo doloroso amor che ci conduce, da "le Rime" di Dante Alighieri, scritto in stile trecentesco su pergamena
- codice: 624
- larghezza (cm): 34
- altezza (cm): 67
- disponibile subito: no
- valuta tempi: tempi di produzione
- supporto: Vellum
- materiali e strumenti: Blu di lapislazzuli, Inchiostro ferrogallico, Penna d'oca, Rosso vermiglione
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Decorazione:
Ripreso da un libro delle ore scritto a Firenze nel 1470, denominato "Comites Latentes 54" e conservato nella biblioteca di Ginevra -
Capolettera:
Ispirato alla legenda aurea di Jacopo da Varazze conservata alla biblioteca cantonale di Friburgo Codex del XIV sec. Ms L34
Lo doloroso amor che mi conduce
a fin di morte per piacer di quella
che lo mio cor solea tener gioioso,
m’ha tolto e toglie ciascun dì la luce
che avean li occhi miei di tale stella,
che non credea di lei mai star doglioso:
e ’l colpo suo c’ho portato nascoso,
omai si scopre per soverchia pena,
la qual nasce del foco
che m’ha tratto di gioco,
sì ch’altro mai che male io non aspetto;
e ’l viver mio (omai esser de’ poco)
fin a la morte mia sospira e dice:
"Per quella moro c’ha nome Beatrice".
Quel dolce nome, che mi fa il cor agro,
tutte fiate ch’i’ lo vedrò scritto
mi farà nuovo ogni dolor ch’io sento;
e de la doglia diverrò sì magro
de la persona, e ’l viso tanto afflitto,
che qual mi vederà n’avrà pavento.
E allor non trarrà sì poco vento
che non mi meni, sì ch’io cadrò freddo;
e per tal verrò morto,
e ’l dolor sarà scorto
con l’anima che sen girà sì trista;
e sempre mai con lei starà ricolto,
ricordando la gio’ del dolce viso,
a che niente par lo paradiso.
Pensando a quel che d’Amore ho provato,
l’anima mia non chiede altro diletto,
né il penar non cura il quale attende;
ché, poi che ’l corpo sarà consumato,
se n’anderà l’amor che m’ha sì stretto
con lei a quel ch’ogni ragione intende;
e se del suo peccar pace no i rende,
partirassi col tormentar ch’è degna.
sì che non ne paventa;
e starà tanto attenta
d’imaginar colei per cui s’è mossa,
che nulla pena avrà ched ella senta;
sì che se ’n questo mondo io l’ho perduto,
Amor ne l’altro men darà trebuto.
Morte, che fai piacere a questa donna,
per pietà innanzi che tu mi dis[c]igli,
va da lei, fatti dire
perchè m’avvien che la luce di quigli
che mi fan tristo, mi sia così tolta:
se per altrui ella fosse ricolta,
falmi sentire, e trarra’mi d’errore,
e assai finirò con men dolore.