Replica storica dantesca, da un codice del XIV sec. Inferno - canto quinto, i lussuriosi; per la realizzazione di questa riproduzione sono stati utilizzati solamente materiali filologicamente conformi al periodo dell'originale.
- codice: 352
- larghezza (cm): 37
- altezza (cm): 47
- disponibile subito: no
- valuta tempi: tempi di produzione
- supporto: Vellum steso a telaio
«O animal grazioso e benigno
che visitando vai per l’aere perso
noi che tignemmo il mondo di sanguigno,
se fosse amico il re de l’universo,
noi pregheremmo lui de la tua pace,
poi c’hai pietà del nostro mal perverso.
Di quel che udire e che parlar vi piace,
noi udiremo e parleremo a voi,
mentre che ’l vento, come fa, ci tace.
Siede la terra dove nata fui
su la marina dove ’l Po discende
per aver pace co’ seguaci sui.
Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende.
Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte:
Caina attende chi a vita ci spense».
Queste parole da lor ci fuor porte.
Quand’io intesi quell’anime offense,
china’ il viso e tanto il tenni basso,
fin che ’l poeta mi disse: «Che pense?».
Quando rispuosi, cominciai: «Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio
menò costoro al doloroso passo!».
Poi mi rivolsi a loro e parla’ io,
e cominciai: «Francesca, i tuoi martìri
a lagrimar mi fanno tristo e pio.
Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri,
a che e come concedette Amore
che conosceste i dubbiosi disiri?».
E quella a me: «Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria; e ciò sa ’l tuo dottore.
Ma s’a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
dirò come colui che piange e dice.
- La pagina è una replica conforme al codice conservato alla Biblioteca Queriniana di Brescia, databile attorno al XIV secolo. L'originale è nelle ultime due foto della gallery in fondo alla pagina
- Dante Alighieri - Inferno - canto V - vv 88-126
dal minuto 9.55 comincia la parte trascritta in questa pergamena, recitata dall'immenso Vittorio Gassman (1993)