Il sonetto di Edgar Allan Poe dedicato alla defunta Lenore
- codice: 428
- larghezza (cm): 74
- altezza (cm): 54
- disponibile subito: no
- valuta tempi: tempi di produzione
- supporto: Pergamena Vegetale
- materiali e strumenti: Inchiostro ferrogallico, Penna d'oca
- in collaborazione con: Elisa Lo Presti
Traduzione
La coppa d’or si è spezzata! Lo spirto fuggito per sempre!
Orsù la campana! – un’anima santa sen va per lo Stige;
Hey! Guy de Vere! Non piangi con noi? – Lacrime spargi! Adesso o mai più!
Guarda la bara, rigida e amara! Ci giace il tuo amore Lenore!
Avanti! Si intoni la prece – e ancora funereo quel canto! –
L’inno a defunta, regina fra tutte, che morte mai ebbe sì giovane tanto.
La litania, per donna due volte defunta nell’essere morta sì giovane tanto.Infami! Amaste di lei sol il soldo e la odiaste assai per l’orgoglio
e quando il suo spirto fu flebile e assorto, la veneraste – fu oltre la soglia!
E come faremo il rituale? Come farà il vostro Requiem nel canto,
uomin dall’occhio malvagio, con lingua grondante calunnia nel pianto
che ha fatto morire la donna innocente, che ha avuto la morte sì giovane tanto?“Siam peccatori “; ma niente delirio! Inno del Sabbath sia il canto
che vada al Signore, sì morte, solenne, non senta rimpianto!
La dolce Lenore ben già è dipartita, Speranza al suo fianco le vola
e furioso ti lascia, per lei, la cara fanciulla, che esser doveva tua sposa,
per lei, la bella, l’affabile, che adesso sì umile giace,
con vita sui biondi capelli ma non dentro agli occhi.
La vita è ancor lì, sopra i capelli – la morte sugli occhi.Indietro! – indietro! dai malvagi di giù, l’alma indignata si invola –
dall’Inferno fino a un’alta tenuta, lontana, lassù tra le Volte –
dal dolore e dal pianto a un trono dorato, al fianco di Dio, tra le Volte.
Niente campana! Nel caso il suo spirto sì dolce, nel sacro diletto,
dovesse raccoglierne il suono che sale pian piano dal mondo negletto.
Ed io! – stanotte il mio cuore è di luce! – Non alzerò litanie,
ma in soffio, l’angel che al vol si conduce, porrò in ancestral melodie!Originale
Ah, broken is the golden bowl!–the spirit flown forever!
Let the bell toll!–a saintly soul floats on the Stygian river:
And, Guy de Vere, hast thou no tear?–weep now or never more!
See! on yon drear and rigid bier low lies thy love, Lenore!
Come! let the burial rite be read–the funeral song be sung!–
An anthem for the queenliest dead that ever died so young–
A dirge for her the doubly dead in that she died so young.“Wretches! ye loved her for her wealth and hated her for her pride;
And when she fell in feeble health, ye blessed her–that she died!
How shall the ritual, then, be read?–the requiem how be sung
By you–by yours, the evil eye,–by yours, the slanderous tongue
That did to death the innocence that died, and died so young?”Peccavimus; but rave not thus! and let a Sabbath song
Go up to God so solemnly the dead may feel no wrong.
The sweet Lenore hath “gone before,” with Hope, that flew beside,
Leaving thee wild for the dear child that should have been thy bride.
For her, the fair and debonair, that now so lowly lies,
The life upon her yellow hair but not within her eyes
The life still there, upon her hair, the death upon her eyes.“Avaunt! avaunt! from fiends below, the indignant ghost is riven–
From Hell unto a high estate far up within the Heaven–
From grief and groan, to a golden throne, beside the King of Heaven!
Let no bell toll, then, lest her soul, amid its hallowed mirth,
Should catch the note as it doth float up from the damnèd Earth!
And I!–to-night my heart is light!–no dirge will I upraise,
But waft the angel on her flight with a Paean of old days!”