Gloria in excelsis Deo

Gloria

codice: 276

Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà

codice: 276
larghezza (cm): 30
altezza (cm): 20
disponibile subito: no
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supporto: Carta bambagina
materiali e strumenti: Guazzo artigianale, Inchiostro di mallo di noce, Oro in conchiglia
La frase è l'acclamazione degli angeli festanti, per annunziare ai pastori la nascita di Gesù (Lc 2,14): «δόξα ἐν ὑψίστοις θεῷ».
  • Latino: Glória in excélsis Deo et in terra pax homínibus bonæ voluntátis.
  • Italiano: Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà.
Vangelo - Luca 2,14

Il Gloria in excelsis Deo, detto anche inno angelico o dossologia maggiore, è una preghiera della liturgia cattolica. La locuzione latina significa gloria a Dio nel più alto (sottinteso dei cieli).

Il Gloria in excelsis Deo è un antichissimo inno della liturgia cristiana[1]. Insieme al Magnificat, al Benedictus e al Nunc dimittis, e diversi altri canti dell'Antico Testamento, fu incluso nel Libro delle Odi, una raccolta liturgica presente in diversi manoscritti della Septuaginta.

Fino al XIX secolo, la preghiera era anche chiamata Cantico degli angeli (tradotta col "Voi": Noi vi benediciamo, vi adoriamo, ecc.), e differenziato dal Sanctus che era detto Cantico dei Santi in cielo, dove per santi si intendono sia gli angeli che gli essere umani (le anime dei defunti, o coloro che sono assunti in anima e corpo).[2]. Comprendeva anche il Kyrie, amche perché se si pronuncia (o canta) in latino il Gloria in excelsis Deo è d'obbligo pronunciare (o cantare) in latino anche il Kyrie.