Il tortino di cioccolato

"Come avere una crisi esistenziale alla fine del Lucca Comics & Games"
Anno Domini 2018, cena di fine Fiera.
Il Lucca Comics è un evento davvero bello e coinvolgente, ma ad essere sinceri per me non è facilissimo passare da uno stile di vita da "anacoreta" che vede solo pergamene per settimane, se non addirittura mesi (con l'esclusione dei commessi del supermercato), al bagno di folla di centinaia di migliaia di persone di Lucca.
Succede quindi che a fine fiera decido di concedermi una bella cena di commiato con colleghi, collaboratori e qualche amico in un ristorantino in centro.
Pasto e compagnia sono abbondanti e gradevoli e tutto va bene, almeno fino alla "tragedia del dessert".
Decido di ordinare un tortino al cioccolato, mentre Elisa Lo Presti (a destra nella foto) opta per il soufflè con cuore caldo al cioccolato.
Il mio tortino arriva con una decina di minuti di anticipo rispetto all'altro dolce che andava scaldato.
Faccio a tempo ad aggredirlo avido, e a gustarmi anche il godimento meschino di vedere Elisa che aspettava il suo mentre i commensali già erano all'assalto dei rispettivi dessert.
Poi arriva il soufflé al cioccolato di Elisa.
Un odore meraviglioso, una consistenza da vera lussuria gustativa, quella cremina calda che al primo tocco del cucchiaino sguscia fuori.
Lo guardo. 
Lo invidio.
E sento qualcosa rompersi nella mia anima.
Nelle mie intenzioni ridacchio mentre dico ai miei commensali "Cavolo... Nemmeno so scegliermi il dolce, guarda che buono quello di Elisa!"
Nella realtà, invece ero in lacrime e con la voce rotta balbettavo qualcosa di incomprensibile che comprendeva "quello buono. Io brutto. Scemo"
I miei commensali per un attimo rimangono basiti.
Non capiscono cosa sto dicendo, perché sto piangendo, insomma non capiscono cosa accade.
Poi fra i vari farfugliamenti arrivano ad afferrare la situazione ed attaccano a ridere di pancia.
Io a vederli ridere vengo preso da uno sconforto ancora maggiore, tanto più che mi rendo perfettamente conto dell'assurdità della situazione, ma non riesco a trattenere i lagrimoni che sempre più copiosi mi rigano le guance ed i singhiozzi che partono proprio da un punto profondo della mia anima.
Il buon Giuseppe Leardini (quello a sinistra nella foto, che era a fare "l'assistente bravaccio" al mio stand), prova a chiedermi: "ma dai Stefano, quale è il problema in fondo?"
Ed io mi sento farfugliare fra i singhiozzi qualcosa tipo: "ma che senso ha la mia vita se non so nemmeno scegliermi il dolce giusto"
Risate generali.
Allora Elisa, con il tono materno di fronte al bimbo di cinque anni in pianto dirotto, propone: "Dai Stefano, non piangere più. Ti ordino un soufflè tutto per te"
Ed io prendo aria a pieni polmoni, divento tutto rosso in viso e poi: "BWAAAAAAAAAA!!! No, non posso! 😭 Oramai è troppo tardi! Ho mangiato troppo e non me lo gusterei 😭"
Altre risate generali.
E più ridevano e più piangevo, e più piangevo e più ridevano.
Dopo un po' avevo tutto il ristorante con gli occhi su di me ed i camerieri che cercavano di evitare il nostro tavolo e mi guardavano esterrefatti quando passavano.
Insomma, siamo andati avanti così un lunghissimo quarto d'ora, fino a che poi ho finito le lacrime ed ho sciolto un po' tutto quello stress accumulato nei giorni di fiera, che non avrei mai immaginato emergesse in una maniera così surreale e tragicomica.
Quindi abbiate comprensione quando nelle fiere incontrate dal vivo questo povero amanuense: io ci provo ad essere socialmente accettabile, ma è una sfida che non sempre mi riesce al meglio e che comunque può portare in un secondo momento a scene che non vi aspettereste (e sinceramente non mi aspetterei nemmeno io 😛 ) 
In fondo al post trovate foto esplicativa del momento scattata dall'impagabile Paolo Caccavale Sean McArtem, che non ha voluto farsi sfuggire uno dei momenti più assurdi di tutta la fiera.
Con l'occasione rivolgo un saluto da lontano a Rosario, buon compagno di quelle serate, che spero da lì dove è possa strizzare l'occhio e fare un sorriso ❤