Tutti noi abbiamo un amico calligrafo.
Magari voi no, ma io sì.
Un tempo era un informatico, prima di mollare tutto per darsi alla bella grafia.
Cioè, scrive pergamene, per mestiere.
L’altro giorno, mi imbatto su queste fotografie.
Sobbalzo.
Si tratta di un papiro, dipinto dal mio amico amanuense con un pennino di canna sagomata e un inchiostro impastato di fuliggine, gomma arabica, fiele di bue, aceto e acqua.
Il mio amico si è messo lì, a testa china, a scrivere come uno scriba di tremila anni fa.
Uccello.
Segno del maggiore.
Doppia penna.
Arciere.
Mazza da golf tra gli arbusti.
Seth.
Uccello con lanterna...
Un simbolo dopo l’altro, di mattina, di pomeriggio, di sera. Di mattina, di pomeriggio, di sera...
Quando lo chiamo, si mette le cuffie, e mi immagino che stia continuando a scrivere, mentre parla con me. Lockdown o riaperture, visto che è un solitario in un paese di solitari (Recanati, neanche a farlo apposta), lo immagino chino.
Uccello in volo.
Seth seduto col cannocchiale.
Ciotola.
Uccello scarabeo con la pipa...
Gli dico che lui ha raggiungo l’eternità. Finché ha un simbolo da scrivere, tutto preso da quella serie di movimenti ripetitivi, non può accedergli nulla, non c’è passato, né futuro. È un antidepressivo naturale, questa ricerca compulsiva della bella forma, svuotata di ogni significato che non sia la forma stessa.
- È per questo che ieri, quando l’ho terminato, ho pianto.
- Sei tornato nel tempo. Sei tornato mortale.
- Pensavo che questa pergamena, il libro dei morti, è stata scritta 1200 anni prima di Cristo. Anche quella che ho qui davanti a me, riprodotta con gli stessi strumenti di allora, sopravviverà quando io non ci sarò più.
Un’interminabile sequenza di simboli, che in un altro mondo e in un altro tempo hanno avuto un significato, e oggi sono un muro di segni, indecifrabile. Senza un prima o un poi.
Solo segni che hanno perso il loro senso.
E il senso lo riacquistano nella mano di un amanuense che li ricopia, uno alla volta, impegnando le sue giornate.
Immagino che voglia trasformare il suo tempo mortale in eternità.
Una bellezza eterna, fine a stessa.
Perché la bellezza non ha uno scopo, se non quello di essere bella.
Vela sulle onde.
Uomo che colpisce uomo.
Occhio con ruga.
Uomo che cade con cane.
Coda.
Trapezio...
(FB: Scritto a Mano, Scriptorium Amanuense)
(di: Luca Nicoli, Psicoanalista)