Come preparare la tempera al tuorlo d’uovo
A base della tempera, c’è un prodotto organico naturale costituito dall’uovo.
Sarebbe buona cosa poter innanzitutto disporre di uova di giornata, ma poiché la maggior parte degli artisti vive in città e non ha un pollaio,
dovremo accontentarci delle uova acquistate al mercato o nel negozio di alimentari, confidando nell’onestà del rivenditore.
Se non altro le uova oggi messe in commercio portano la data di scadenza e questo può in qualche modo aiutarci. Sappiate comunque che è meglio averle più fresche possibile.
La prima operazione da affrontare è quella di separare il tuorlo dall’albume. Mettetevi sopra ad un lavabo, prendete l’uovo e rompetelo a metà, facendo passare il rosso da una metà all’altra del guscio. Ci serviremo soltanto del tuorlo, lasciando colare via tutto l’albume.
Poiché però in genere una parte dell’albume rimane aderente al tuorlo, useremo un foglio di carta da cucina per mettervi sopra il tuorlo facendo attenzione a non romperlo. Fate rotolare delicatamente il tuorlo, che pian piano perderà ogni residuo di albume, poi prendetelo sempre delicatamente in una mano e praticate una piccolo foro sulla pellicola protettiva della sua superficie con uno stuzzicadenti, o con qualsiasi oggetto con una punta fine, facendo colare il contenuto del tuorlo in un vasetto di vetro con tappo ermetico, del tipo di quelli usati per i sughi pronti o per i sottaceti.
Se il tuorlo si rompe subito appena lo mettete sulla carta, vuol dire che l’uovo non è molto fresco, perciò ripetete l’operazione. Conviene sempre avere una confezione di quattro o sei uova. Una volta fatta questa operazione aggiungete al tuorlo una quantità di acqua (demineralizzata o distillata) di quella che trovate comunemente anche al supermercato, pari a due cucchiai.
Chiudete bene il vasetto con il tappo e agitate con forza. Il presente composto in sé è già pronto per l’uso pittorico, ma dovete anche pensare che state lavorando con un prodotto organico, che particolarmente nei mesi caldi è soggetto ad un processo abbastanza rapido di alterazione.
Per evitare questo inconveniente potete aggiungere al liquido un cucchiaino di aceto, o meglio ancora, un cucchiaino di un liquore (grappa, brandy o altro liquore) purché abbia una gradazione di almeno 40° e non contenga zuccheri (il vermouth per intendersi non va bene per la pittura, ma solo per il pittore e mai prima di dipingere!). In alternativa all’aceto e alla grappa si possono mettere due gocce di essenza di lavanda o di garofano. Chiudete di nuovo il vasetto, agitate bene e fate riposare per una decina di minuti il tutto.
Sappiate comunque che se adoperate come conservante l’aceto, dovrete evitare l’uso del bleu oltremare, in quanto annerisce a contatto dell’acido acetico. Ora siete pronti per fare quella che in gergo si definisce mestica, ovvero la mescolanza del preparato con le polveri colorate.
Le polveri secondo la tradizione vanno prima bagnate con acqua per farne del “colore in pasta” – per intendersi – solido come quello che esce dai tubetti, non come la sfoglia da cucina! Tale colore in pasta andrebbe tenuto pronto in vasetti di vetro, coperto d’acqua e chiuso ermeticamente. Personalmente sconsiglio tale pratica, a chi non può dipingere quotidianamente. Anche perché il colore nei vasetti è soggetto allo sviluppo di muffe, se non è trattato con piccole quantità di prodotti antimuffa, come l’acido fenico o la canfora. Evitate dunque di complicarvi la vita e procedete in modo più semplice.
Preparate il colore necessario in ogni seduta, “macinando” come si dice in gergo, le polveri direttamente con l’emulsione a base d’uovo. Se il composto risultasse troppo forte, aggiungete piccole quantità d’acqua distillata con un contagocce. Questo metodo mi ha dato sempre buoni risultati ed il colore non ha mai avuto problemi di alcun tipo. Per mescolare il pigmento con l’emulsione, potete utilizzare un vecchio pennello di setola di piccolo formato, risciacquandolo e asciugandolo su un panno o un tovagliolo di carta, di volta in volta, dopo aver mescolato i pigmenti
(estratto dal "Trattato sulla Tempera all'uovo" di B.Pierozzi)
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