Il pigmento blu di lapislazzuli o "blu oltremare" è sin dall'antichità il pigmento blu più stabile, pregiato, intenso e prezioso che della storia dell'arte, degno di re, papi ed imperatori, spesso associato al rosso di porpora e agli ori nell'iconografia della madonna.
Il nome "blu oltremare" deriva dal fatto che la pietra di lapislazzulo da cui si estrae il pigmento proveniva principalmente dalle regioni di "oltremare" come Afghanistan, Egitto, Siria,
La sua lavorazione è oltremodo complessa a meno di utilizzare in partenza del minerale molto puro, ciò che si otteneva dopo la macinazione era una polvere blu tendente al grigio chiaro. All'inizio del XIII secolo fu introdotto un metodo per migliorarne la qualità di cui ci rimane una descrizione fatta dall'artista del XV secolo Cennino Cennini.
Il minerale, finemente macinato, mescolato con cera fusa, resine ed oli viene avvolto in un panno e impastato in una soluzione diluita di liscivia. Sul fondo del contenitore si raccolgono le particelle blu, mentre le impurità e i cristalli incolori rimangono nella massa. Il procedimento va ripetuto almeno tre volte. Il residuo finale, costituito in gran parte da materiale incolore e poche particelle blu, è apprezzato come smalto per la sua trasparenza blu chiara.
Viene utilizzato per tutto il medioevo e il rinascimento per la produzione di manoscritti miniati, insieme al cinabro, al vermiglione e all'oro.