Il nero ferrogallico è l'atramentum ad scribendum (inchiostro) per eccellenza nella storia della scrittura.
La ricetta base risale al tardo impero romano.
Questo inchiostro si otteneva mescolando, in varie proporzioni, un infuso di "galle", escrescenze ricche di tannini che si sviluppano su alcuni alberi
(per esempio la gallozza della quercia), vetriolo verde (solfato ferroso) e gomma arabica (quest'ultima era usata come addensante per mantenere in sospensione il gallato di ferro).
Esistono cenni dell'utilizzo dell'inchiostro ferrogallico fin dall'età romana. Nel papiro di Leida e nel papiro di Stoccolma sono conservate le più antiche ricette greche per la sua preparazione. Nel Medio Evo ebbe una grande diffusione anche se la prima ricetta latina nota è contenuta nel trattato di Teofilo. Il suo uso in Occidente fu quasi universale e infatti esistono moltissime ricette a partire dal XV secolo. L'inchiostro ferrogallico è stato utilizzato per la scrittura di un'enorme quantità di documenti manoscritti. Nella sua formulazione a base acquosa è stato usato anche per la stampa di xilografie. (fonte Wikipedia)
Una caratteristica peculiare dell'inchiostro ferrogallico è che con il passare del tempo tende ad arrugginire, virando di colore dal nero brillante al brunito rossiccio che siamo abituati ad associare ai manoscritti antichi.