La trascrizione della parte testuale del "Fior di battaglia" o "Flos duellatorum in armis, sine armis, equester et pedester" Scritto da Fiore de Liberi da Premariacco nel 1409, 1410 a Ferrara su deisderio del marchese Niccolò III d'Este.
Flos Duellatorum in armis, sine armis, equestris et pedestris
di Fiore dei Liberi da Premariacco
T R A S C R I Z I O N E
della parte testuale
(Introduzione)
3 RECTO
Fior furlan de Cividale d'austria che fo di messer Benedetto de la nobel casada de li liberi di Premariacco de la diocesi delo Patriarchado de Aquilegia in sua çoventù volse imprender ad armiçare arte de combatter in sbarra de lança açça spada e daga et de abraçare a pe' e a cavallo in arme e sença arme. Anchora volse savere tempere di ferri e fateççe d'çaschuna arma tanto a defendere quanto ad offendere e maximamente chose de combatter ad oltrança.
Anchora altre chose meravigliose e oculte le quali a pochi homini del mondo sono palese. E sono chose verissime e de grandissima offesa e de grande deffesa e chose che non se pò fallare tanto sono lievi a fare, la quale arte e magisterio ch'è ditto di sopra. E lo ditto fiore si à imprese le ditte chose da molti magistri todeschi e di molti italiani in più provincie e in molte citadi cum grandissim (fadiga, secondo gli altri codici) e cum grand'spese, e per grazia di dio da tanti magistri e scolari. E in corte di grandi signori principi duchi marchesi e conti chavalieri e schudieri in tanto à impresa questa Arte, che lo ditto fiore à stado più e più volte richiesto da molti Signori e chavallieri e schudieri per imprender del ditto fiore sifatta arte d'armizare e d'combatter in sbarra a oltrança la quale arte ello à mostrada a più sori ytaliani e todeschi e altri grandi Signori che àno debudo combattere in sbarra, e ancho ad infiniti che non àno debydo combattere, e de alguni che sono stadi miei scolari che àno debudo combatter in sbarra de' quali alchuni qui ne farò nome e memoria. Como de loro si fo el nobele e gagliardo chavaliero Misser piero del verde el quale debea combattere cum Misser piero d'la corona i quali forono ambidoy todeschi. E la Bataglia debea esser a Perosa. Anchora a lo valoroso chavaliero Misser Nicolò ??? thodesco che debea combatter cum nicolò Inghileso. Lo campo fo dado ad Imola. Anchora al notabele valoroso e gagliardo chavalliero Misser Galeaço di Captani di Grimello chiamado di Mantoa che debea combattere cum lo valoroso chavalliero Misser Briçichardo de fraça lo campo fo a padoa. Anchora al valoroso schudiero Lancilotto da Becharia de pavia el quale fe' VI punti de lança a ferri moladi a chavallo contra lo valente cavalliero Misser Baldassare todescho i quali ad Imola debea combatter in sbarra. Anchora al valoroso schudiero çoanino da Bajo da Milano che fe' in pavia in lo castello contra lo valente schudiero Gram??? todesco tre punti di lança a ferri moladi a chavallo. E poy fe' a pe' tre colpi d'açça e tre colpi d'spada e tre colpi di daga in presença del nobilissimo principe e Signore Missier lo Ducha di Milano e d'Madona la duchessa e d'altri infiniti Signori e donne. Anchora al cauteloso chavalliero Missier Açço da Castell Barcho che debea una volta combatter cum çuanne di Ordelaffi. E un'altra volta cum lo valente e bon chavalliero Misser Jacomo di Bosom??? e 'l campo debea esser al piasere de lo Signore ducha di Milano, di questi e d'altri i quali io fiore ò magistradi io son molto contento perché io son stado ben rimunerato e ò aibudo l'onore e l'amore di miei scolari e di parenti loro digo anchora che questa arte io l'ò mostrada sempre ocultamente sì che non glie sta' presente alchuno
3 VERSO
a la mostra se non lu scolaro et alchuno so discreto parente e se pur alchuno altro glie sta' per gracia o per cortesia cum sagramento gli sono stadi prometendo a fede de non palesare alchun çogo veçudo da mi fiore magistro E mazormamente me ò guardado da' magistri scrimidori a da' suoy scolari e loro per invidia çoè gli magistri m'àno convidado a çugare a spade di taglio e di punta in çuparello d'armare senç'altra arma salvo che un paio di guanti de (camoça?) e tutto questo è stado perché io non ò vogl(i)udo praticar cun loro nè ò vogliudo insegnare niente di mia arte. E questo accidente è stado V volte per mio honore m'à convegnu' çugare in luoghi strany sença parenti e sença amisi non habiando sperança in altruy se non in dio in l'arte e in mi fiore e in la mia spada. E per la gracia di dio io fiore son rimaso cum honore e sença lesione di mia persona. Anchora yo fiore diseva a' miei scolari che debean combatter in sbarra che lo combatter in sbarra è asay di menore priculo che a combatter cum spade di taglio e di punta in zuparello d'armare po' che chului che zuoga a spade taglienti una sola coverta che falla in quello colpo gli dà la morte. Et uno che combatte in sbarra e ben armado e' pò ricevere feride asay. Anchora può vincere la bataglia. Anchora si è un'altra cosa che rare volte de perisse nisumo perché si pigliano a presone. Sì che io digo che voria inanci combattere tre volte in sbarra che una sola volta a spade tagliente come sovra detto. E sì digo che l'omo che de' combatter in sbarra esendo ben armado, e sapiando l'arte del combattere e habiando li avantaçi che se pon pigliare se ello non è valente ello si vorave ben impichare ben che possa dire per la gratia di dio che çamay nessuno mio scolaro non fo perdente in questa arte, tuti in ella sono sempre remasi cum honore. Anchora digo che nessuno di miei scolari in speciale li sopradetti non ave may libro in l'arte de combattere altro che Misser Galeazo da Mantva Ben ch'ello diseva che sença libri non sarà çamay nissuno bon magistro nè scolaro in questa'arte E io fior lo confermo però che quest'arte è sì longa che lo non è al mondo homo de sì granda memoria che podesse tenere a mente sença libri la quarta parte di quest'arte. Adoncha cum la quarta parte di quest'arte non sapiando più non saria magistro. Che io fiore sapiando legere e scrivere e disegnare e habiando libri in quest'arte e ley ò studiado ben XL anni o più, anchora non son ben perfetto magistro in quest'arte ben che sia tegnudo di grandi signori che sono stadi mie scolari ben e perfetto magistro in l'arte predetta. E sì digo che s'io avesse studiado XL anni in lege in decretali e in midisina chome i' ò studiado in l'arte del armiçare che io saria doctore in quelle tre scientie. Et in questa scientia d'armizare ò habuda grand' briga cum fadiga e spesa d'esser pur bon scolaro disemo d'altro. Considerando io predetto fiore che in quest'arte pochi al mondo sen trovano magistri e vogliando che di mi sia fatta memoria in ella io farò un libro in tuta l'arte e de tutte chose le quale i' so e di ferri e di tempere e d'altre chose segondo l'ordene lo quale m'à dado quell'alto Signore che sopra gli altri per marcial virtud' mi piase più e più merita di questo (di questo) mio libro per sua noblità ch'altro Signore lo quale vedessi may e veder porò zoè el mio illustro et ecelso??? Signore possente principo Misser NICOLO Marchese da Este Signore de la nobele Cità di ferara di Modena Reço Parma etcetera a chuy dio dia bona vita e ventura prospera cum victoria degli inimisi suoy. AMEN.
Començamo lo libro segondo l'ordinamento del mio signore marchese e façemo che non gli manchi niente in l'arte che io mi rendo conto che lo mio signore mi farà bon merito per la sua grand' noblità e cortesia. Començemo a lo abraçare lo quale si è di doe rasone çoè da solaço e da ira çoè per la vita cum ogni ingano e falsità e crudelità che si pò fare. E di quello che si fa per la vita voglio parlare e mostrare per rasone e maximamente a guadagnar le prese chom'è usança quando si combatte per la vita. L'omo che vole abraçare vole esser avisado cum chuy ello abraça se lo compagno è più forte o s'ello è più grand' di persona e s'è (e)llo troppo zovene overo troppo vecchio. Anchora de vedere si ello se mette ale guardie d'abraçare e de tutte queste chose si è de prevedere. E niente meno meterse sempre o più forte o meno forte ale prese d' le ligadure e sempre defenderte d'le prese del suo contrario. E se lo tuo inimigo è disarmado attend'a ferirlo in li loghi più dogliosi e più priculosi çoè in gl'ochi in lo naso in le femine sotto 'l mento e in li fianchi. E niente meno guarda si tu puo' venire ale prese o le ligadure o armado o disarmado che fosse l'uno e l'altro. Anchora digo che l'abraçare vole avere viii chose çoè forteça presteça savere
4 RECTO
çoè saver prese avantiçad', savere far roture çoè romper braçi e gambe, saver ligadure çoè ligar braçi per modo che l'homo non habia più defesa nè se possa partire in sua libertà, saver ferire in luogo più priculoso. Anchora save mettere uno in terra sença priculo di si instesso. Anchora saver dislogar braçi e gambi per diversi modi. Le quale tutte chose scrivirò e porò depinte in questo libro de grado in grado chome vole l'arte. Noi avemo ditto ço che vole l'abraçare ora disemo delle guardie d'abraçare. Le guardie del abraçare si pò fare per diversi modi et un modo è migliore del altro. Ma queste iiii guardie so' le migliore in arme e sença arme avegna dio che le guardie non à stabilità per le prese sùbite che se fano. E lli primi quatro magistri che vederiti cum le corone in testa per quegli si mostra le guardie del abraçare çoè posta longa e dente di cengiaro le quali fanno una in contra l'altra e poy fano porta di ferro e posta frontale l'una in contra l'altra. E queste iiii guardie pon fare tutte chose che denanci sono ditte del abraçare in arme e senç'arme çoè prese e ligadure e roture e como bisogna fare per modo che le guardie sen cognosca delli magistri zugadori e lli scolari da' zugadori e lli zugadori de' magistri e lo remedio del contrario ben che sempre lo contrario è posto dredo al remedio e talvolta lo remedio dredo o dredo tutti li soy zogi e di questo faremo chiareça. Noi disemo che acognossi le guardie overo poste è lizera chosa prima che le guardie àno lor arme in mano l'una contra l'altra e non si tochano l'una cum l'altra. E stano avisade e ferme una contra l'altra per vedere ço che lo compagno vol fare. E queste sono chiamad' poste overo guardie overo primi magistri de la Bataglia. E questi portano corona in testa perché sono poste in logo e per modo di fare grande defesa cum esso tale aspetare.
E sono principio di quell'arte çoè di quell'arte de l'arma cum la quale li ditti magistri stano in guardia. E tanto è a dire posta che guardia. E guardia è tanto a dire che l'omo se guardi e se defende cum quella de le feride del suo inimigo. E tanto è a dire posta che modo de apostar lo inimigo suo per offenderlo sença priculo di sè instesso. L'altro magistro che seguita le iiii guardie vene ad ensire de le guardie e si vene a defender d'un altro zugadore cum gli colpi che esseno di le iiii guardie che sono denançi. E questo magistro porta anchora corona, e sì è chiamado magistro remedio perché ello fa lo remedio che non gli siano dade dele ferid' overo che non gli sia fatta inçuria in quell'arte che sono le ditte poste overo guardie. E questo segondo zoè rimedio si à algui zugadori sotto di sì i quali zugano quelli zogi che poria zugare lo magistro ch'è davanti zoè lo rimedio pigliando quella coverta overo presa che fa lo ditto rimedio. E questi zugadori portarano una divisa sotto lo zinochio e farano questi zugadori tutti li zoghi de lo rimedio infintanto che si trovarà un altro magistro che farà lo contrario de lo rimedio e di tutti suoi zugadori. E perçò ch'ello fa contra lo rimedio e contra soy zugadori ello porterà la divisa de lo magistro rimedio e d'soi zugadori çoè la corona in testa e la divisa sotto lo zinochio e questo Re è chiamado magistro terço ed è chiamado contrario perché sarà contra gli altri magistri e contra a' soi zogi. Anchora digo che in alchuni loghi in l'arte si trova lo quarto magistro zoè Re che fa contra lo terço Re, zoè lo contrario delo rimedio. E questo re è lo magistro quarto chiamado magistro quarto. Ed è chiamado contra contrario. Ben che pochi zogi passano lo terço magistro in l'arte. E si più s'in fano se fà cum priculo. E basta di questo ditto. Como noy avemo parlado qui dinanci de le guardie d'abrazare e del segondo magistro zoè del rimedio e deli soi zugadori e del terzo magistro contrario al segondo magistro e a soy zugadori, e del quarto magistro ch'è chiamado contra contrario, chosì come questi magistri e zugadori àno a reçere l'arte d'abrazare in arme e sença arme chosì àno questi magistri e zugadori a reçere l'arte de la lança cum le lançe e loro guardie magistri e zugadori. Et per le simile cum la azza e cum la spada d'una mano e de doy mani. E per lo simile cum la daga. Sì che per efetto questi magistri e zugadori detti dinançi cum le insegne loro e divise àno a rezere tutta l'arte d'armizare a pe' e da cavallo in arme e senç'arme. Segondo ch'elli fano in lo zogho del abrazare. E queste s'intende solamente po' che chosì bisogna esser guardie e magistri in le altre arte e rimedy e contrary come in l'arte de abrazare azòchè lo libro si possa liçeramente intendere. Ben che le rubriche e le figure e li zogi 'n mostrarano tutta l'arte sì bene che tutta la si porà intendere. Ora atenderemo ale figure depinte e a lor zoghi e a loro parole le quale ne mostrarà la veritade.
(Lotta)
6 RECTO
Io son posta longa e achosì te aspetto. E in la presa che tu mi voray fare, lo mio brazo dritto che sta in erto, sotto lo tuo stancho lo metterò per certo. E intrerò in lo primo zogho de abrazare, e cum tal presa in terra ti farò andare. E si aquella presa mi venisse a manchare, in le altre prese che seguen vignirò intrare.
In dente di zenghiar contra ti io vegno. Di romper la tua presa certo mi tegno. E di questa isirò e in porta di ferro intrerò. E per metterte in terra sarò aparechiado. E si aquello ch'i' ò ditto mi falla per tua defesa per altro modo cercherò di farte offesa, çoè cum roture ligadure e dislogature. In quello modo che sono depente le figure.
In Porta di ferro io ti aspetto senza mossa per guadagnar le prese a tutta mia possa. Lo zogho de abrazare aquella è mia arte. E di lanza azza Spada e daga ò grande parte. Porta di ferro son di malicie piena. Chi contra mi fa sempre gli dò briga e pena. E a ti che contra mi voy le prese guadagnare, cum le forte prese io ti farò in terra andare.
Posta frontale son per guadagnar le prese, chi in questa posta vegno tu me faray offese. Ma io mi moverò di questa guardia e cum inzegno ti moverò di porta di ferro. Peço ti farò stare staresti in l'inferno. De ligadure e rotture ti farò bon merchato. E tosto si vederà che avera' guadagnato. E le prese guadagnerò se non sarò smemorato.
6 VERSO
Questo si è lo primo zogho de abrazare e ogni guardia d'abrazare si pò 'rivare in questo zogho e in questa presa zoé pigli cum la man stancha lo suo brazo dritto in la piegadura del suo brazo dritto e la sua dritta mano metta chosì dritta apresso lo suo cubito e poy subito farà la presa del segondo zogho zoé piglila in quello modo e daga la volta ala persona e per quello modo o ello andarà in terra overo lo brazo gli serà dislogato.
Lo Scolaro del primo Magistro sì digo che son certo d' zitar questo in tera o rompere suo brazo sinistro overo dislogare. E si lo zughadore che zogha cum lo Magistro primo levasse la man stancha de la spalla del Magistro per far altra defesa subito io che son in suo scambio lasso lo suo brazo dritto cum la mia man stancha, piglio la sua stancha gamba e la mia man dritta gli metto sotto la gola per mandarlo in terra in questo che vedeti depento lo terzo zogho.
Questo scolaro ch'è denanci de mi dise ben lo vero che de la sua presa convene che vegna in questa per metterlo in terra overo dislogargli in brazo stancho. Anchora digo che si lo zugadore levasse la man stancha de la spalla del magistro che lo magistro (che lo magistro) 'rivaria al terço zogho similemente chome vedeti depento. Sì che per lo primo zogho e per lo segondo che uno ??? zogho ello magistro lo manda in terra cum lo volto e lo terzo lo manda cum le spalle in terra.
Questo è lo quarto zogho de abrazare ch'è liziero se lo scolaro pò metter lo zugadore in terra e se non lo pò mettere per tal modo in terra ello zercherà altri zoghi e prese como si pò fare per diversi modi che mò vederiti al dredo noi depento che posseti ben savere che gli zoghi non sono eguali ne le prese rare volte e però che non à bona presa se la guadagna più presto che'l pò per non lassare avantazo al nimigho suo.
7 RECTO
Questa presa che ò cum la mia mano dritta in la tua gola io te fazo portare doglia e pena, e per quello tu andaray in terra. Anchora digo che se ti piglio cum la mia mano mancha sotto lo tuo stancho zinochio che sarò più certo de mandarte in terra.
Io son contrario del V.to zogho denanci apresso. E sì digo che se cum la mia mano dritta levo lo suo brazo d'la sua mano che al volto mi fa impazo, farògli dar volta per modo ch'io lo meterò in terra, per modo che vedeti qui depento, overo che guadagnarò presa o ligadura e de tuo abrazar farò pocha cura.
Per la presa ch'io ò guadagnada al modo che io te tegno de terra te levarò per mia forza e sotto gli mei piedi te meterò prima cum la testa che cum lo busto e contrario non mi farai che sia visto.
Lo dedo poles te tegno sotta la tua orechia che tanta doglia senti per quello che tu andarai in terra sença dubito overo altra presa ti farò o ligadura che sarà più fiera che tortura. Lo contrario che fa lo sesto zogho contra lo quinto quello che gli mette la mano sotto lo chubito aquello si pò far a me tal contrario sença nessuno dubito.
7 VERSO
Tu mi pigliasti di dredo per butarme in terra e per questo modo io son voltado. Se io non te butto in terra tu n'ài bon merchado. questo zogho si è un partido, chosì tosto sarà fatto ch'el contrario sarà fallito.
Questo si è un zogho da Gambarola che non è ben sigura chosa nel abrazare. E se alguno pure vol fare la gambarola, fazala cum forza e prestamente.
Questo si è un partido e si è una strania presa a tegner uno a tal modo che non se pò defendere. Lo contrario si è che 'l pò apresso 'l muro o altro ligname e volti se per modo ch'ello faza a choluy che lo tene rimper la testa e la schena in lo ditto muro overo ligname.
Questo fere lo compagno cum lo zinochio in gli choglioni per avere più avantazo di sbatterlo in terra. Lo contrario si è che subito che lo compagno tra' cum lo zinochio per ferirlo in gli coglioni ch'ello debia cum la man dritta pigliare la ditta gamba sotto lo zinochio e sbaterlo in terra.
8 RECTO
Perçò che tu me ha' pigliado cum li toi brazi de sotto gli miei 'trambe le mie man te fermo in lo volto. E si tu fossi ben armado cum questo zogho io saria lassado. Lo contrario di questo zogho si è che si lo scolaro che ven inzuriado del çugadore in lo volto mettase la sua man dritta sotto lo cubito del zugadore çoè del brazo sinistro e pençalo forte e lo scolar rimarà in sua libertà.
Lo contrario del XIII io fazo. Le soy mani del mio volto sono partide. E per lo modo ch'io l'ò e sì lo tegno, si ello non va in terra prenderò grande disdegno.
Se tu pigli uno cum 'trambi li toy braci de sotto va' cum le toy mane al suo volto segondo vedi che io fazo e mazormente s'ello à discoverto lo volto. Anchora puo' tu vegnire in lo terzo zogho de abrazare
Io son lo contrario dello XIIII zogho e d'zaschuno che le mane me mette al volto in fatto d'abrazare. Li dedi polisi io metto in l'ochi soi s'il volto suo i' truovo discoperto. E si ello è coperto 'l volto io gli dò volta al cubito e presa o ligadura io fazo subito.
(Bastoncello)
8 VERSO
Guarda che cum uno bastoncello io te tegno per lo collo ligado, e in terra ti voglio butare, pocha briga questo ho a fare che se io te volesse peço trattare in la forte ligadura te faria entrare. E llo contrario non mi porissi fare.
S'tu fossi ben armado in questo zogo più tosto te faria, considerando che t'ò preso cum uno bastonzello tra le gambe, tu sta' a cavallo e pocho ti pò durare che cum la schena ti farò versare.
Del sexto re ch'è remedio di daga e contra per questo modo cum sua daga di quello son scolaro. E per suo honore fazo tal coverta cum questo bastonçello. E subito mi levo in pe', e fazo gli zoghi d'l mio magistro. questo che fazo cum lo bastoncello io 'l faria cum un capuzo. El contrario d'l mio magistro si è mio contrario.
Del octavo Re ch'è rimedio io fazo questo zogho e pur cum questo bastonzello fazo mia deffesa. E fatta la coverta io in pe' mi drizzo e li zoghi del mio magistro posso fare e cum uno capuzo overo una corda te faria altretale. El contrario ch'è del mio magistro si è mio.
(Daga)
9 RECTO
Queste zinque figure sono le guardie de la daga e tale è bona in arme, e tale è bona senza (senza) arme, e tale è bona in arme e sença arme, e tale è bona in arme e non senza arme e tutte queste noy dechiaremo.
Io son tutta porta di ferro e son sempia. E son bona in arme e senza, perché io posso rebatter e far cum presa e senza, e posso zugare cum daga e senza e far mie coverte.
I' son tutta porta di ferro e son dopia, e son bona in arme e senza, e pur megliore son in arme che senza, e cum tal guardia non posso usar daga.
I' son meza porta di ferro e son dopia incrosada. E son bona in arme e non senza perché non posso far longa coverta e posso covrire d' sopra e de sotto d' man dritta e de man riversa cum daga e senza.
Io son mezana porta de ferro cum la daga in mano e son dopia e la megliore e la più forte d'tutte le altre e son bona in arme e senza e posso covrir de sotto d'sopra in ogni parte.
E' son tutta porta di ferro cum li brazi incrosadi e son dopia e son in forte forteça e in arme io son bona e forte. E sença arme io non son sufficiente perché non posso covrir longo.
9 VERSO
Del curtello priculoso che zaschun de (de) luy dubito, li brazi, le man e llo cubbito doi contra quello va di subito. E far questo cinque chose sempre serà. Zoé tor la daga e ferir, romper li brazi e ligargli e meterlo in terra. E sì di questi cinque zoghi uno l'altro non abandona.
Chi sa deffender si guardi la persona.
De fendente posso ferire la testa e 'l corpo del cubito infino ala sumità dela testa. E del cubito in zò non ho sigura libertà sença priculo tanto, et d'questo ferire mi dubito.
De la parte reversa si pò ferire del cubito infin ale tempie de la testa. E sono chiamadi colpi mezani. E quelli colpi da reVERSO non se pon fare stando parechiado de fare coverta contra 'l suo nimigho.
La dritta parte pò ferire e pò covrire s'ello è di bisogno, e pò ferire delli cubiti in fin ale tempie dela testa, e più siguramente de la parte dritta che de la r(e)versa.
La daga che va per mezo VERSO la tua testa pò ferire in fin sotto lo petto e non più in erto e sempre cum la mane stancha pò andar coverto.
Io son la nobele arma chiamada daga che d'zogho stretto molto son vaga. E chi cognosce mie malicie e mia arte d'ogni sotile armizare averà bona parte. E per finir subito una crudel bataglia non è homo che contra me vaglia. E chi me vederà in fatto d'armizare coverte e punte fare cum lo abrazare, e torogli la daga cum roture e ligadure. E contra me non valerà arme nè armadure.
10 RECTO
Perché io porto daga in mia mane dritta io la porto per mia arte ch'ella ò ben meritada, che zaschun che me trarà di daga, io gliela torò di mano, e cum quella lo saverò ben ferire, po' che lo pro e 'l contra del tutto so finire.
Per gli brazzi rotti ch'io porto, io voglio dir mia arte ch'è questa senza voler mentire, che assay n'ò rotti e dislogadi in mia vita, e chi contra mia arte se metterà voler fare, tal arte sempre io son per voler usare.
Io son magistro de avrire e anche di serare zoé gli brazi a chi contra mi vol fare yo lo metterò in grandi brig(h)e e stente per modo che le ligadure e rotture sono depente. E perzò porto le chiave per insegna che tal arte ben m'è degna.
Me domandano, perché io tegno questo homo sotto gli miei piedi, perché migliara n'ò posti a tale partito per l'arte dello abrazare. E per vittoria io porto la palma in la man destra porché dello abrazare zamai no fo resta.
10 VERSO
Io son primo magistro e chiamado rimedio, po' che rimedio tanto è a dire che savere rimediare che non ti sia dado, e che possi dare e ferire lo tuo contrario inimigho. E per questa che meglio non si pò fare la tua daga farò andar in terra, voltando la mia mane a parte sinestra.
Cum mia daga intorno 'l tuo brazo darò una volta. E per questo contrario la daga tu non me lla avarai tolta. E anche cum questa volta ch'io fazo senza dubio io te la ficharò in lo tuo petto.
In la mezana ligadura t'ò serato 'l brazo per sì fatto modo che tu non mi poi fare alchun impazo. E se ti voglio sbatter in terra a mi è pocha briga, e de fuzirme no ti dar fadiga.
Lo contrario del zogho che m'è dinanzi io lo farò, voy possi vedere a qual partido i' l'ò posto. Romperogli lo brazo e sbaterolo in terra tosto.
11 RECTO
In bona choverta per torti la daga di mano, anchora per tal presa te poria ben ligare e se io metesse la mia man dritta sotto lo tuo dritto zinochio in terra te faria andare pò che quest'arte ben la so io fare.
Lo contrario del zogho che m'è denanzi i' son per fare, che tu non mi porai zitar in terra nè tormi la daga nè anchora ligarme, ma ti conven lassare al tuo malgrado o d'mia daga subito sara' incassado.
E questo si è un zogho senza alchun contrario e conviene che per forza lo zugador vada per terra e ch'ello perda la daga, lo scolaro como voi vedete questo che digo al zugador pò fare, e quando lo serà in terra altro arà a terminare.
Questo zogo si è pocho usado in l'arte di daga ma pure è defesa e più savere che lo scolaro cum tal rebattere fatto in tal modo fa ferire lo zugadore zoè lo suo contrario in la chossa overo in lo ventre.
11 VERSO
Io son contrario del primo Re di daga ditto rimedio. Che male sa rimediare soy zoghi chi la sua mano stancha la lassa pigliare. E per tal presa che ò la daga in la schena gli posso fichare.
Anchora mi son contrario di questo primo rimedio di daga pò che la presa che mi fa lo suo scolaro per tal modo lo ferirò, e me convegnirà lassare. E si altri zoghi vorà contra me fare, lo contrario gli farò senza nissun tardare.
Questo è un contrario che non è mio. Anche lo zogho di questo contrario ch'è sopra de mi zoè lo segondo contrario che ha ligada cum la sua daga la mano del compagno che dise ch'el pò fichare la daga in laschena al compagno e quello so zogho de luy i' facço. Ben che luy dise in la schena e mi la metto in lo petto, e pur suo zogho perchè chosì pò fare
Io son scolaro del primo Re e Rimedio. E cum questa presa ti voglio tor la daga e ligarte lo brazzo però che non crezo che lo contrario tu mi sapi fare e però ti farò questo senza tardare.
12 RECTO
Lo contrario per questo modo ti fazzo che tu non mi torai la daga nè mi ligara' lo brazo, e mi e mia daga remaremo in libertate. E poi ti ferirò in lo lassar che tu mi faray per modo e maniera che defesa non averai.
Questa coverta si chiama più forteza e perçò la faço per podere cum parechi zoghi farte impaço. E tal forza non mi poi tu anichilare, perché doy brazi ben pò uno contrastare.
Questo è 'l contrario di questo zogho ch'è denanzi ch'è chiamado più forteza. E lo volterò cum la mia man stancha. Dadagli la volta a ferirlo no mi mancha.
Per bona presa che ò contra te fatta non mi falla che non ti rompa lo brazo sopra la mia mancha spalla. E poy cum la tua daga te porò ferire e questo zogho non è miga da fallire.
12 VERSO
Per quello che al zogho ch'è denanzi volesti romper sopra la tua spalla lo brazo per quello zogho questo contrario ti fazo. Che per tal forza in terra te sbaterò per morto a çò che a mi ni altri più mai fazi torto.
La daga di mane ti torò che son ben aparechiado, e la punta ti trarò in erto per apresso lo tuo cubito. E quella perderay e ferirò te cum lei subito. Perchè io non t'ò possudo piegar lo brazo tal tor di daga io ti fazo.
Lo contrario ti faço del zogo ch'è denanci, perché tu no mi togli la daga a sì fatto modo farò che la mia daga penzandote cum la mano mia stancha lassaray e cum crudele punte te ferirò cum tuo guay.
In terra del tutto ti convien andare e defesa over contrario non poray fare. E la daga da ti farò andar luntana, più tosto che ti la pigliarò in mano però ch'io so quest'arte cum ogni ingano.
13 RECTO
Zò che si dise non ven og(n)ora fatto. Io so' lo contrario del scolaro ch'è denanzi lo qual è un grande matto, che tanto ò sapudo fare che la gamba mia convegni lassare e per questo modo gli metto la daga in lo volto per mostrare ch'ello sia matto e stolto.
Io zogho cum gli brazi crosadi per far li remedy che denanzi sono passadi. E si noy fossemo 'trambi doy armadi non curarem di far miglior coverta. Più forte rimedio di mi non porta corona, però ch'i posso zugare dritto e riverso, anchora incrosare di sotto chome di sopra.
Lo contrario del Re che incrosa denanci io fazo che cum suo incrosar non mi farà impaço che tal penta gli darò al chubito che lo farò voltare e ferirolo subito.
Per questa presa che ò tanto forte a zaschuno cr(e)deria dar la morte. Però che ti posso romper lo brazo e posso te butar in terra, e sì posso torti la daga.
Anchora ti tegno (tegno) in la soprana ligadura ligado. E de queste quatro chose de mi non saray liberado.
13 VERSO
Io so' lo contrario del zogho passato qui inanzi. E sì digo ch'io rompo cum questa presa tutti gli soy quattro zoghi detti denanzi. E non mi pò vedare che io non lo sbatta in terra, per la presa che ò forte e fiera
Qui comenzan çoghi di man riversa per li quali infiniti àno lor vita persa. E li zoghi li mei scolari seguirano pur per la coverta qual io fazo cum la destra mano. questo è un zogho liziero da fare per tal modo chostuy voglio in terra riversare.
Per questo modo in terra saray zitado. E più siguramente lo faria se fosse ben armado. Che anchora desarmado non mi poy far niente. E questo ti faria s'tu fosse anchora più possente
Tu vay in terra e lo brazo t'è dislogado per l'arte del mio magistro ch'è incoronado. E nissun contrario non mi poy tu fare. Che qui ti tegno per farte più stentare.
14 RECTO
Questa è una presa la qual no à contrario nè deffesa. E qui la daga ti posso tore e a ligarte non m'è fadiga. Dislogarte 'l brazo e' non mi dà briga. Partir non ti poy sença mia libertade. E guastar ti posso a mia voluntade.
La daga tu perdi per tal modo che ti tegno. E toltati la daga io ti posso ligare. E in la ligadura di sotto ti farò stentare. Quella ch'è la chiave del abrazare, in quella ti voglio ligare. E chi gl'intra non gli pò essire, però grande pene e stente gli conven sofrire.
Questa è chiamada ligadura di sotto e la chiave forte che cum tal ligadura armado e disarmado se pò dar la morte che in tutti loghi pricolosi pò ferire. E di sì fatta ligadura non pò essire. E chi gl'entra gli sta cum briga e cum stenta, segondo che si ved' ne la figura dipenta.
Questo è lo contrario del terzo Re çoè quello che zoghi a man riversa. I' ò fatta contra luy questa ligadura. Armado e disarmado ella è bona e sigura. E se un disarmado piglio in questo modo, guastogli la mane e anchora la disnodo dislogo. E per doglia sotto gli mie pie' lo farò inzenochiare. S'io lo vorò ferire quello porò ben fare.
14 VERSO
Lo quarto Magistro so' chi zogho cum questa presa. Cum simile che questa gli mie scolari a molti farano offesa. E si io mi volto da parte dritta e non ti lasso 'l brazo, io ti torò la daga e faròti cum ley impazzo.
Questa è una ligadura soprana che ben si serra. La daga ti posso tore e meterte in terra. Anchora lo brazzo ti posso dislogare, si tu pigliassi cum la tua man stancha la tua dritta el mio contrario saria e convegneria ti lassare.
Questa è un'altra soprana ligadura ed è ben forte. E per metterte in terra io son ben certo. E dislogarte lo brazo o romperlo qual i' voglio ti fazo. Lo contrario mio si è, se tu piglila cum la man stancha la tua dritta, la tua presa sarà bona e la mia sarà fallita.
Quando io fici la presa del mio magistro la mia man stancha miti sotto el tuo dritto cubito. E la mia man dritta te prisi sotto lo zinochio subito per modo che in terra ti posso zitare e nissun contrario non mi porai fare.
15 RECTO
Questo zugadore mi tegniva per lo cavezzo et io subito inanzi che ello tressi cum la daga cum ambe le mie man presi la sua man stancha, e 'l so brazzo stancho zitai sopra lo mio dritto per dislogargli lo ditto brazzo. Che ben gliel'ò del tutto dislogado. questo faria più siguro armado che disarmado.
In questo modo te zitirò per terra che non mi pò fallire. E la tua daga prenderò a non mentire. Se tu saray armado , lo te porà zovare, che cum quella propria ti torò la vita. Se noy semo armadi l'arte non ò fallida. Ben che si uno è disarmado e sia ben presto, degl'altri zoghi pò far asai e anchora questo.
Questa coverta in arme e senz'arme è molto bona. E contra zaschun homo forte tanto è bona a chovrire di sottomane quanto di sopra. E questo zogho intra in la ligadura mezana çoè al terzo zogho del primo Re e rimedio di daga. E si la ditta coverta si fa sottomane, lo scolaro mette lo zugadore in ligadura de sotto zoè in la chiave forte ch'è sotto lo terzo Re e rimedio ch'è zoghi a man riversa a lo sesto zogho.
Si questo brazzo posso voltare io non mi dubito che in la ligadura de sotto e chiave forte ti farò intrare. Ben che siando armado più siguramente se poria fare. Ancho poria altro contra ti fare, se io tegno la mane stancha ferma e cum la dritta ti piglio sotto al zinochio la gamba stancha per metterte in terra forza non mi mancha.
15 VERSO
Cum gli brazzi crosadi t'aspetto senza paura. Tra' voy di sotto e voy di sopra che non fazzo niente cura, che per ogni modo che tu mi trara' tu sarai ligado. O in la ligadura mezana o in la sottana tu saray serato. Ben che se volesse far la presa che fa lo quarto Re rimedio di daga cum gli zogi soi asai male te faria. E a torti la daga non mi mancharia.
Questa presa mi basta che cum tua daga non mi poy tochare. Lo zogho che m'è dredo quello ti voglio fare. E altri zoghi asay ti poria fare sença alchun dubito. I' lasso gl'altri perchè questo m'è bon e ben subito.
Questo scolaro che m'è denanzi questo è suo zogho però che questo tore di daga io lo façço in suo logho, che cargo la sua daga inverso la terra dritto per torcergli la daga como sì sopra è scritto. E per la volta che ala daga farò fare, la punta in lo petto gli metterò senza fallare.
A ço che questo scolaro non mi possa lo brazzo dislogare, io lo tegno curto e linzinado. E si io li tignisse più lincinado saria anchora meglio perchè i' faço lo contrario del Re e magistro del zogho stretto dela daga.
16 RECTO
Sesto Magistro che son digo che questa coverta è fina in arme e senç'arme. E cum tal coverta posso covrire in ogni parte, e intrare in tutte ligadure e far prese e ferire segondo che gli scolari miei vignirano a' ferire finire. E questa coverta façça çaschuno mio scolaro, e poy faça li zoghi dredo che si pò fare.
I' ò fatta la coverta del Sesto Magistro che m'è denanzi. E subito io fici questa presa per ferirte che far lo posso. E a torti la daga non mi mancha per tal modo tegno la mia man stancha. Anchora ti posso metter in ligadura (me-) mezana ch'è lo terzo zogo del primo Magistro çoè rimedio di daga. Anchora d'altri zogi te poria fare senza mia daga abandonare.
La volta ò fatta tegnando la coverta del mio Magistro Sesto, e a ferirte so' stado ben presto. E si tu fossi armado pocha di ti faria cura, che questa daga te meteria in lo volto a misura. Ben che mituda te l'ò in lo petto perché tu non è armado ne' far zogo stretto.
Del Sesto mio Magistro non habandonay la coverta. Lo mio brazzo stancho voltay per di sopra lo tuo dritto. E concordando lo pe' dritto cum lo brazo stancho voltandome a parte riversa, tu è mezo ligado e la tua daga tu poi dire io l'ò tosto persa. E questo zogo io lo fazo sì subito che d'contrario non temo nè non ho dubito.
16 VERSO
Fatta la coverta del mio Magistro i' ò fatta questa presa. Armado e disarmado ti posso ferire. E anchora ti posso metter in ligadura soprana del primo scolar del quarto Magistro rimedio di daga.
Non abandonando la coverta del Magistro Sesto, i' fazo questa volta, la mano tua dritta per perder e la daga, e vedi che tu la riversi, la mia subito ti ferirà, e la tua daga da ti serà persa. Anchora talvolta cum lo brazo stancho posso fare che in la sotana ligadura ti farò stentare.
Lo contrario del Re Sesto io faço penzando lo tuo cubito farò la tua persona voltare e in quello te porò ferire. Però che questo penzere che subito faray de molti zoghi stretti defender si porà. E maximamente è contrario de le prese del zogo stretto.
Ben che sia posto dredo lo contrario del Sesto zogo io vo per rasone denançi de luy, perché io son so scolaro e questo zogo si è suo zoè del Magistro Sesto. E vale più questo zogo in arme che senç'arme, però fiero costuy in la mano perché in quello logo non si pò ben armare, perché se uno è disarmado çercheria de ferirlo in lo volto o in lo petto overo in logo che pezo gl'avenisse.
17 RECTO
Lo Setimo Magistro son che zogo cum le brazze incrosade, e più vale questa coverta in arme che senç'arme. Quello che posso fare cum tal coverta gli miei zogi sono denançi, zoè la ligadura mezana ch'è lo terzo zogo del primo magistro rimedio di daga. Anchora te posso voltar pençandote cum la mia man stancha lo tuo dritto cubito. E poy ferirte in la testa o in le spalle di subito. E questa coverta è più per ligare che per far altro, ed è fortissima coverta contra daga.
Questo è lo contrario del Setimo Magistro che m'è denançi, per la penta ch'io fazo al so destro cubito, Anchora digo che questo contrario si è bon a ogni zogo stretto di daga, e d'azza, e de spada in arme e senç'arme. E fatta la penta al cubito lo ferirò in le spalle vol esser subito.
L'otavo Magistro son e incroso cum mia daga. E questo zogo è bon in arme e senç'arme. E li miei zogi sono posti alchuni denanzi alchuni di driedo. Lo zogo che m'è denanzi zoè lo quarto zogo çoè che fere lo zugadore in la man cum la punta di sua daga per lo simile poria ferir costuy di sotta mano come ello lo fere di sopra. Anchora poria pigliar la sua mano in la zuntura cum la mia man stancha e cum la dritta lo poria ben ferire segondo che trovarete dredo di mi lo nono scolaro del nono Magistro che fere lo zugadore nel petto. Anchora poria fare lo ultimo zogo ch'è dredo abandonando la mia daga
So' ben lo contrario del otavo zogo che m'è dinanzi e di tutti soy scolari. E se io alungo la man mia mancha al suo cubito, penzendolo per força a modo che lo porò ferire ala traversa. Anchora in quello voltare che gli farò poria butargli lo brazo al collo e ferirlo per asay modi che si pò fare.
17 VERSO
Questa si è una guardia e si è zogo forte in arme e senç'arme. L'è bona perché la è subita de mettere uno in ligadura de sotto e chiave forte ch'è depenta lo Sexto zogo del terço Magistro che zoga a man riversa che tene lo zugadore ligado cum lo suo brazo stancho lo suo dritto.
Questa coverta che io fazzo a questo modo cum li brazzi incrosadi, si è bona in arme e senç'arme. El mio zogo si è di metter questo zugadore in la ligadura di sotto zoè quella ch'è chiamada chiave forte in quella che dise lo scolaro che m'è denanzi zoè in lo Sesto zogo del terço Re che zoga cum la mano dritta a man riversa. E questo zogo si fa similemente che se fa questo primo che m'è denançi ben ch'el sia per altro modo fatto. E llo nostro contrario si è a pençere ne lo cubito.
Lo nono Re son e più non è di daga e tal presa che io fazo de sotto tale presa fa lo Quarto Re di sopramano ch'io faço di sotta. Ma gli miei zogi non si fano cum gli soi rigotta???. Questa presa vale in arme e sença che io posso fare zogi assai e forti. E maximamente quelli che mi fano seguito. In arme e sença di loro non è dubito.
Lo mio Magistro Nono cum la presa ch'ello ha fatta quella ho seguita lassando la mia mano dritta dela presa, pigliai la tua daga como io fazo per apresso lo tuo cubito gli darò volta in erto. La punta ti meterò in lo volto per certo. Segondo che lo scolar fa chi m'è dredo in quello modo ti farò come i' credo.
18 RECTO
Questo zogo che fa lo scolar che m'è denanzi io fazzo suo complimento perché de la sua presa qui si finisse lo zogo suo. Ben che gl'altri soy scolari farano de tal presa altri zogi. Guardate dredo e vederete gli loro modi.
La presa del mio Magistro quella ò fatta vista, e la mia man dritta lassai dela sua presa, e sì t'ò preso sotto lo tuo dritto cubito per dislogarte lo brazzo. E anchora cum tal presa ti posso metter in ligadura zoè in chiave forte, che lo terço Re e magistro reze soi zog(h)i. In lo Sesto zogho sono gli soi modi.
Per la presa del mio magistro io son venudo in questa. E di questa presa non farò resta che te metterò in ligadura sottana çoè in chiave forte, che a mi è pocha di briga. Ben che la tua daga ben possa avere senza fadiga
La presa del mio magistro non ò abandonada. Ancho subito intrai per sotto lo suo brazzo dritto per dislogargli quello cum tal presa. O armado o desarmado questo gli faria. E quando io lo tegnirò dredo de lu' in mia bailia per mal fare non gli renderò cortesia
18 VERSO
La presa del mio magistro non abandonai in fin che questo zugador vidi (vidi) che non lassava la presa. E luy se inchina cum la daga in VERSO terra. E io subito pigliai la sua mano cum la mia mancha per enfra le soi gambe. E quando la sua mano hebbe ben afferada dredo de lu' passai. Como(mo) possete vedere ch'ello non si pò discavalcare sença cadere. E questo zogho che m'è dredo posso fare. La man dritta de la daga lassa e per lo pe' lo vegno a pigliare per farlo in terra del tutto andare e a torgli la daga non mi pò mancare.
Questo scolaro che m'è denanzi à fatto lo principio, e io fazo del so zogho la fine de mandarlo in terra como ello ha ben ditto. Perché questo zogho non habia corso in l'arte volemo mostrare che in tutta lei habiamo parte.
Del mio magistro fese sua coverta e subito cum mia mano stancha presi la sua a questo modo. E cum la mia dagha gli fazo una punta in lo suo petto. E si la daga mia non fosse sufficiente faria questo zogo che a mi è seguente.
Questo zogo complisco de questo scolaro che m'è denanzi che lassa la sua daga cativa e vole la tua bona. questo che io ti fazo a luy tu la (prisona??? rasona???).
Lo contrario dello Nono Magistro si è questo che quando lo zugadore à presa la man dritta cum la daga cum la sua man stancha che subito lo zugadore pigli la sua daga a presso la punta e tragala overo tiri in verso di si sì forte che la convegna lassare overo gli daga ponta al chubito per farlo svariare.
(Spada contro Daga)
19 RECTO
Qui cominza Spada e daga a zugare. Lo vantazo è grande a chi lo sa fare. Lo Magistro 'spetta in questa guardia. E la guardia se chiama dente di zenghiaro. Vegna tagli e punte che di quelle mi so guardare. Lo pe' dritto cum rebatter in dredo lo farò tornare. Lo zogo stretto so a mente e non lo posso fallare. A uno a uno vegna chi contra me vol fare. Che se ello non me fuzi io lo guastarò in un voltare.
Lo mio magistro contra la punta fa tal coverta e subito fieri in lo volto overo in lo petto. E cum daga contra spada sempre vole zogo stretto. Qui son stretto e ti posso ben ferire, o vogli o no tu lo conven sofrire.
Si lo zugadore che m'è denanci avesse sapuda fare tal deffesa, se ello avesse la mano stancha al scolaro posta a questo modo dredo lo suo cubito voltandolo per tal manera che qui si mostra a me non bisognava far contrario del magistro che sta cum la daga in posta.
Si a lo magistro che sta in posta cum la daga cum spada gli vene tratto de fendente per la testa, ello passa inançi e questa coverta ello fa presta e dagli volta penzando lo cubito. E quello pò ferir ben subito. Anchora la spada cum lo so brazo gli pò ligare per quello modo che lo quarto zogo di spada d'una mano sa fare. E anchora in la daga allo terço zogo troverai quella ligadura mezana che apresso lo volto sta serada ad una spana.
19 VERSO
Questo è un partido de daga contra spada. Quello che à daga e tene quello della Spada per lo cavezo, dise io te ferirò cum mia daga inanci che tu cavi la Spada dela guagina. E quello de la spada dise tra' pure che son aparechiado. E come quello de la daga vol trare quello de la spada fa segondo ch'è depento qui driedo.
Quando costuy leva lo brazo per darme de la daga subito gl'ò posta la guagina apozada al suo brazo d'la daga per modo che no mi pò far impazo. E subito sguagino la mia spada, e sì lo posso ferire inançi ch'ello mi possa tochare cum sua daga. Anchora poria torgli la daga de la mano per lo modo che fa lo primo magistro de daga. E anchora porave ligarlo in ligadura mezana che lo terço zogo d'la daga del primo magistro ch'è rimedio.
Aquesto si è un altro partito de spada e daga. Quello che tene la spada cum la punta in terra per modo che vedete dise a quello de la daga che lo tene per lo cavezo: Tra' pur cum la daga a tua posta che in quello che tu vorà trare cum la daga io sbaterò la mia spada sopra lo tuo brazo, e in quello sguaginerò la mia spada tornando de lo pe' dritto indredo, e per tal modo ti porò ferire inanci cum mia spada che tu mi fieri cum tua daga
Questo è simile partito a questo qui dinanzi. Benché non si faça per tal modo ch'è ditto dinanzi. questo zogo se fa per tal modo ch'è ditto qui dinanzi che quando questo cum la daga leverà lo brazo per ferirme io subito leverò la mia spada in erto sotto la tua daga metendote la punta de la mia guagina de la spada in lo volto tornando lo pe' ch'è dinanzi indredo. E chossì te posso ferire segondo ch'è depinto dredo a me.
20 RECTO
Questo zogo si è del Magistro che fa lo partito qui dinanci. Che segondo ch'ello ha ditto per tal modo io faço. Che tu vedi bene che tua daga tu no mi poy fare nissuno impazo.
(Spada a una Mano)
Noy semo tre zugadori che volemo alcider questo magistro. Uno gli dè trare di punta, l’altro di taglio, l’altro vole fatt lanzare la sua spada contra lo ditto magistro. Sì che ben sarà grande fatto ch’ello non sia morto che dio lo faza ben tristo.
Voy seti cativi e di quest’arte savete pocho. Fate gli che parole non ano loco. Vegna a uno a uno chi sa fare e po’ che se voi fossi cento tutti vi guasterò per questa guardia ch’è chossì bona e forte. Io acresco lo pe' ch’è denanci un pocho fora de strada e cum lo stancho io passo ala traversa. E in quello passare incroso rebattendo le spade ve trovo discoverti e de ferire vi farò certi. E si lanza o spada me ven alanzada, tutte le rebatto chome t’ò ditto passando fuora di strada, segondo che vedreti li miei zochi qui dreto, de guardagli che v'in prego. E pur cum spada a una mano farò mia arte como n’è dereto in queste carte.
20 VERSO
Quello che à ditto lo magistro io l’ò ben fatto: zoè ch’io passai fora de strada facendo bona coverta. E lo zugadore trovo discoverto sì che una punta gli voglio metter in lo volto per certo e cum la man stancha voglio provare se la tua spada posso in terra far andare.
In tutto t’ò trovado discoverto e in la testa t’ò ferido per certo. E se io cum lo mio pè di dredo voglio inanci passare assay zoghi stretti porìa contra te fare zoè in ligadure, rotture e abbrazare.
De taglio e de punta ben te posso ferire. Anchora se acresco lo pè ch’è denanzi io ti posso ligare in ligadura mezana ch’è denanzi dipenta al terzo zogo del primo magistro rimedio di daga. Anchora questo zogo che m’è dredo io ti posso fare e per tal modo ti posso ferire e anchora ligare.
La tua spada e 'l tuo brazo ò ben inpresonado e no te’n poy fuzire che non ti fiera a mio modo perché tu mostra saver pocho di questo zocho.
21 RECTO
Qui te posso ben ferire e la tua spada tore senza fallire voltandola in torno la mane ti farò riversare??? per modo che la spada te convien lassare.
Qui ti posso ferire denanzi e questo non mi basta, per lo cubito che io ti penzo io ti farò voltare per ferirte di dredo e la spada al collo ti porò butare sì che di questo non ti poray guardare.
Per quello zogo che m’è denanzi per quello modo ti fo io voltare e subito la spada mia ti butai al collo. Se io non te taglio la gola dì pur che io sia tristo e follo.
Tu mi zitassi una punta e io la rebatei a tera, vede che tu sei discoverto e che ti posso ferire. Anchora ti voglio voltare per farte pezo. E di dredo te ferirò in quello mezo.
21 VERSO
Per la volta che ti fici fare penzandoti per lo cubito, a questo partido so' vegnudo ben di' subito, per cason de butarte in terra, perché tu non fazi, nè a me nè altruy guerra.
Questo mi trassi per la testa, e io rebatei la sua spada. Io so' vegnudo a questo partido. Anchora ti farò (volare) voltare per non aver fallito, e la spada te metterò al collo, tanto son io ardito.
Questo è un zogo che vol esser armado chi vol metter tal punta. quando uno ti tra' di punta e de taglio, tu fay la coverta, e subito mettigli questa per lo modo ch'è depinto.
(Spada a due Mani)
22 RECTO
Noy semo doi guardie una sì fatta che l’altra, e una è contraria de l’altra. E zaschuna altra guardia in l’arte una simile de l’altra si è contrario salvo le guardie che stano in punta zoé posta lunga e breve e meza porta di ferro che punta per punta la più lunga fa offesa inançi. E zò che pò fare una pò far l’altra. E zaschuna guardia pò fare volta stabile e meza volta. Volta stabile si è che stando fermo po’ zugar denunci e di dredo de una parte. Meza volta si è quando uno fa un passo inanzi o indredo e chossì po’ zugare de l’altra parte denanzi e di dredo. Tutta volta si è quando uno va intorno uno pe’ cum l’altro pe’ l’uno staga ferma e l’altro lo circondi. E perzò digo che la spada si ha tre movimenti zoé volta stabile, meza volta, e tutta volta. E queste guardie sono chiamate l’una e l’altra posta di donna. Anchora sono IV cose in l’arte zoé passare, tornare, acressere e discresse(re).
Noy semo Sey guardie, e una non è simile de l'altra. E io son la primera che digo mia rasone. De lanzar mia spada questa è mia condicione. Le altre guardie che d'mi sono dredo dirano le lor virtude come io credo
Io son bona guardia in arme e senza, e contra lanza e spada zitada fora di mano, che io le so rebattere e schivarle, però me tegno certo che non me pon far male.
22 VERSO
Io son guardia de trar una longa punta tanto che lo mio mantener di spada de longeza monta. E son bona d'andare contra uno che sia luy e mi armato, perché io habia curta punta denanzi io non sarò inaganato
Io son bona guardia contra spada azza e daga siando armado, perché io tegno la spada cum la man mancha al mezo. E llo faço per fare contra la daga che me pò fare de le altre arme pezo.
Guardia e posta di donna son chiamata perché cum queste altre prese de spada 'e son divisada, che una non è tal presa che l'altra, ben che questa che m'è contra mi pare la mia guardia se non fosse forma d'azza che la spada s'i intrada.
Questa spada si è spada e azza. E gli grandi pesi gli lizieri forte impaza. Questa anchora posta de donna la soprana, che cum le soi malicie le altre guardie spesso ingana, perché tu crederai che traga de colpo io trarò di punta. Io non ho altro a fare che levar gli brazzi sopra la testa. E posso buttar una punta che io l'ò presta.
23 RECTO
Noy semo fendenti e in l'arte façemo questione de fender gli denti e 'rivar alo zinochio cum rasone. E ogni guardia che si fa terrena, d'una guardia in l'altra andamo senza pena. E rompemo le guardie cum inzegno, e cum colpi fazemo de sangue segno. Noi fendenti dello ferir non avemo tardo, e tornamo in guardia di vargo in vargo.
Gli colpi sottani semo noi, e cominzamo a lo zinochio, e andamo per meza la fronte per lo camino che fano gli fendenti. E per tal modo che noi intramo??? per quello camino noy retornamo, overo che noi remanemo in posta longa.
Colpi mezani semo chiamadi perché noy andamo per mezi gli colpi soprani e sottani. E andamo cum lo dritto taglio de la parte dritta, e de la parte riversa andamo cum lo falso taglio. E lo nostro camino si è dello zinochio ala testa.
Noy semo le punte crudele e mortale. E lo nostro camino si è per mezo lo corpo cominzando a lo petenichio infin a la fronte. E semo punte d'V rasone, zoè doy soprane una d'una parte l'altra de l'altra. E doy de sotta similemente un d'una parte e l'altra de l'altra, e una di mezo che esse di meza porta di ferro overo di posta lunga e breve.
23 VERSO
Qui cominzano le guardie di spada a doy man e sono XII guardie. La prima si è tutta porta di ferro che sta in grande fortezza e si è bona di 'spetar ogn’arma manuale longa e curta e pur ch’el habia bona spada non una di troppa longheza. Ella passa cum coverta e va ale strette. Ela scambia le punte e le soy ella mette. Anchora rebatte le punte a terra e sempre va cum passo e de ogni colpo ella fa coverta. E chi in quella gli dà briga grande deffese fa senza fadiga. –porta di ferro pulsativa)-
Questa si è posta di donna che pò fare tutti gli setti colpi de la spada. E de tutti colpi ella se pò croverire. E rompe le altre guardie per grandi colpi che pò fare. E per scambiar una punta ella è sempre presta. Lo pe' ch’è denanci acresse fora di strada e quello di dredo passa ala traversa. E lo compagno fa remagner discoperto e quello pò ferir subito per c(er)to. –posta de donna destraza pulsativa -
Questa si è posta di finestra che di malizie e ingani sempre la è presta. E de covrir e de ferire ella è magistra. E cum tutte guardie ella fa questione e cum le soprane e cum le terrene. E d’una guardia a l’altra ella va spesso per inganar lo compagno. E a metter grande punte e saver romper e scambiare quelli zoghi ella pò ben fare. –posta de finestra instabile-
Questa si è posta di finestra dextra che de malicie e inganni sempre è presta. E de covrir e de ferire ella magistra. E cum tute guardie ella fa questione e cum le soprane e cum le terrene. E d’una guardia a l’altra ella va spesso per inganare lo compagno. E a metter grande punte e saverle romper e scambiare. Quelli zoghi ella pò bene fare.
Questa si è posta di donna la senestra che di coverte e de feriri ella è sempre presta. Ella fa grandi colpi e rompe le punte e sbattele a terra. E intra in lo zogho stretto per lo suo saver traversare. Questi zogi tal guardia sa ben fare. –posta di donna la senestra pulsativa-
24 RECTO
Posta longa si è questa piena di falsità. Ella va tastando le guardie se lo compagno pò ingannare. Se ella pò ferir de punta la lo sa ben far e gli colpi la schiva e po' fieri s’ela lo pò fare più che le altre guardie le falsità sa usare. –posta longa instabile-
Questa è mezzana porta di ferro perché sta in mezzo è una forte guardia ma ella vole longa spada. Ella butta forte punte e rebatte per forza le spade in erto e torna cum lo fendente per la testa o per gli brazzi e pur torna in sua guardia. Però ven chiamata porta perché la è forte ed è forte guardia che male se pò rompere senza periculo e venire ale strette.
Questa si è posta breve che vole longa spada et è maliciosa guarda che non à stabilità. Anche sempre si move e vede se pò entrar cum punta e cum passo contra lo compagno. E più è apropiada tal guardia in arme che senz’arme. –porta breve stabile-
Questa si è dente di zengiaro però che dello zengiaro prende lo modo di ferire. Ello tra' grandi punte per sotto man in fin al volto e no si move di passo e torna cum lo fendente zò per gli brazzi. E alchuna volta tra' la ponta al volto e va cum la punta erta, e in quello zitar di punta ello acresse lo pe' ch'è dinanzi subito e torna cum lo fendente per la testa e per gli brazzi e torna in sua guardia e subito zitta un’altra punta cum acresser di pe' e ben se defende delo zogo stretto. –dente di cenghiaro stabile-
24 VERSO
Questa si è posta di coda longa ch'è destesa in terra di dredo, ella pò metter punta e denanci pò covrir e ferire. E se ello passa inanci e tra' del fendente, in lo zogo stretto entra senza fallimento chè tal guardia è bona per aspettare che de quella in altre tosto pò intrare. – posta di choda longa stabile.-
Questa è posta di bicorno che stà cossì serada che sempre sta cum la punta per mezo de la strada. E quello che pò fare posta longa pò fare questa. E similemente dico de posta di fenestra e di posta frontale. – posta di bicorno instabile-
Questa si è posta frontale chiamada d’alchun magistro posta di corona che per incrosar ella è bona e per le punte ell’è ancora bona che se la punta glie ven tratta erta ella la incrosa passando fuora di strada. E se la punta è tratta bassa anchora passa fuor di strada rebatendo la punta a terra. Anchora pò far altramente, che in lo trar de la punta torna cum lo pe' indredo e vegna da fendente per la testa e per gli brazzi e vada in dente di cengiaro e subito butti una punta o doe cum acresser di pe' e torna di fendente in quella propria guardia. –posta frontale ditta corona instabile-
Questo si è dente di cengiaro lo mezano e perçò che sono doy denti di zengiaro l’uno tutto, l’altro si è mezo però è ditto mezo, perzò ch’ello sta in mezo de la persona e zò che pò fare lo ditto dente pò fare lo mezo dente. E per modo che fieri lo zengiaro a la traversa per tal modo se fa cum la spada che sempre fieri cum la spada ala traversa de la spada del compagno. E sempre butta punte e discrova lu compagno e sempre guastagli le mane e talvolta la testa e gli brazzi. –posta di dente de zenchiaro mezana stabile-
25 RECTO
Spada son contro ogni arma mortale, né lanza né azza né daga contra mi vale. Longa o curta me posso fare e me strengo e vegno allo zogho stretto, e vegno allo tor d’ spada e allo abrazare, mia arte si è rotare e ligadure so ben fare de coverte e ferire sempre in quelle voglio finire. Chi contra me farà ben lo farò languire. E son Reale e mantengo la justicia, la bontà acresco e destruzo la malizia. Chi me guarderà facendo in me crose, de fatto d’armizare gli farò fama e vose.
Qui cominza zogho di spada a doy man zogho largo. questo magistro ch’è qui incrosado cum questo zugadore in punta de spada dise: “quando io son incrosado in punta de spada subito io dò volta ala mia spada e sì lo fiero da l’altra parte cum lo fendente zò per la testa e per gli brazi, overo che gli metto una punta in lo volto, come vederi qui dredo depinto”
Io t’ò posta una punta in lo volto come lo magistro ch’è denanci dise. Anchora porìa aver fatto zò ch’ello dise zoè aver tratto de mia spada subito quando io era appresso lo incrosare della parte dritta: de l’altra parte zoè d’la stancha io debeva voltare la mia spada in lo fendente per la testa e per gli brazzi, como à ditto lo mio magistro ch’è denanzi.
25 VERSO
Anchora me incroso qui per zogho largo a meza spada. E subito che son incrosado, io lasso discorrere la mia spada sopra le soi mane, e se voglio passare cum lo pe’ dritto fuora de strada, io gli posso metter una punta in lo petto come qui dredo è depinto.
Lo zogho del mio magistro io l’ò complido, che io ò fatta la sua coverta e subito ò fatto lo suo ditto, che io ò ferido prima gli brazzi, e poi gli ò posta la punta in petto.
Il mio magistro ch’è denanzi m’à insegnado che quando a meza spada io son cum uno incrosado che subito mi debia acresser inanci e pigliar la sua spada a questo partido per ferirlo taglio o punta. Anchora gli posso guastar la gamba per lo modo che possi vedere qui depento a ferirlo cum lo pe’ sopra la schena de la gamba overo sotto lo zenochio.
Lo scholaro che m’è denanci dise del suo magistro e mio ch’ello gli ha insegnado questo zogho e per vizuda??? io lo fazo. A farlo senza dubio ello m’è pocho impazo.
26 RECTO
Questo zogho si è chiamado colpo di villano e s'fa in tal modo, zoè che si de’ aspettare lo villano che lo traga cum sua spada. E quello che lo colpo aspetta de’ stare in piccolo passo cum lo pe’ stancho denanzi. E subito che lo villano te tira per ferire acresse lo pe’ stancho fora de strada inverso la parte dritta. E cum lo dritto passa a la traversa fora de strada pigliando lo suo colpo a meza la tua spada. E lassa discorrer la sua spada a terra e subito respondegli cum lo fendente per la testa overo per gli brazi, overo cum la punta in lo petto come depinto. Anchora è questo zogho bon cum la spada contra la azza, contra un bastone grave o liziero.
Questo de mi denanci si è lo colpo del villano, che ben gli ò posta la punta in lo petto. E cusì gli posseva un colpo per la testa fare e per gli brazzi cum lo fendente come detto denanzi. Anchora se ‘l zogadore volesse contra de mi fare volendomi ferire cum lo riverso sotto gli miei brazzi, io subito acresco lo pe’ stancho e metto la mia spada sopra la sua e non mi po’ far niente.
Quando uno te tira per la gamba discresse lo pe’ ch’è denanzi o tu lo torna indredo e tira del fendente per sua testa come qui depento. Ben che cum spada de doy man non si de’ trare del zenochio in zù poi ch’è troppo pricolo a cholui che tira, ch’ello rimane tutto discoverto quello che tira per gamba. Salve che se uno fosse vig(n)udo in terra poriasi ben ferir la gamba che altramente no, stando spada contra spada.
Questo partido che io ti fiero cum lo pe’ in gli coglioni el fazo per farte doglia e per farte svariare la coverta che fazando questo zogho vol esser fatto subito, per non avere del contrario dubito. Lo contrario di questo zogho vol esser presto fatto zoè che lo zugador de’ pigliare per la gamba dritta lo scolaro cum sua mano stancha, e in terra lo pò buttare.
26 VERSO
Questo zogho si chiama scambiar de punta e se fa per tal modo zoè: quando uno te tra' una punta subito acresse lo tuo pe’ ch’è denanzi fora de strada e cum l’altro pe’ passa a la traversa anchora fora de strada traversando la sua spada cum (cum) gli toi brazzi bassi e cum la punta de la tua spada erta in lo volto o in lo petto come depento.
De questo scambiar de punta che m’è denanzi, essi questo zogho, che subito che lo scolar che m’è denanzi non metesse la punta in lo volto del zugadore e lassasela sì che non la mettesse nè in lo volto né in lo petto, e perché fosse lo zugador armado, subito debia lo scolaro cum lo pe' stancho inanci passare e per questo modo lo debia pigliare. E la sua spada metter a bon ferire poy che lo zugador à presa sua spada e non pò fuzire.
Questa si è un'altra deffesa che se fa contra la punta zoè quando uno ti tra' una punta come t'ò detto in lo scambiar de punta in lo segondo zogo che m'è denanzi che se de' acresser e passare fora di strada. Chossì si die far in questo zogho salvo che lo scambiar de punta se va cum punta e cum gli brazzi bassi e cum la punta erta de la spada com’è detto denanzi. Ma questo se chiama rompere de punta che lo scolaro va cum gli brazzi erti e piglia lo fendente cum lo acresser e passare fora de strada e tra' per traverso la punta quasi a meza spada a rebaterla a terra. E subito vene a le strette.
Lo scolaro che m'è denanzi à rebatuda la spada del zugador a tera, e io complisco lo suo zogho per questo modo. Che rebatuda la sua spada a terra io gli metto cum forza lo mio pe' dritto sopra la sua spada. Overo che io la rompo, o la pigio per modo che più non la porà curare. E questo non me basta, che subito quando gl’o posto lo pe' sopra la spada, io lo fiero cum lo falso de la mia spada sotto la barba in lo collo. E subito torno cum lo fendente de la mia spada per gli brazzi o per le man come depento.
27 RECTO
Anchora questo zogho del romper di punta ch'è lo segondo zogho che m'è denanzi, ch'è quando io ò rebatuda la spada a terra subito io fiero cum lo pe' dritto sopra la sua spada. E in quello ferire io lo fiero in la testa come voy vedete.
Questo è anchora un altro zogho del romper de punta, che si lo zugadore in lo rompere ch’i ò rotta la sua punta. leva la sua spada a la coverta d'la mia subito io gli metto l’elzo de la mia spada dentro parte del suo brazo dritto apresso la sua mane dritta e subito piglio la mia spada cum la mia man mancha a presso la punta e fiero lo zugadore in la testa. E se io volesse metteriala al collo per segargli la canna de la gola.
Anchora quando io ò rebatuda la la punta o vero che sia incrosado cum uno zugadore gli metto la mia mane dredo al suo cubito dritto e penzolo forte per modo che io lo farò voltare e discoprire, e poy lo fiero in quello voltare che io gli faço fare.
Questo scolaro che m’è denanzi dise lo vero che per la volta ch’ello ti fa fare per questo modo dredo de ti la testa ti vegno a tagliare. Anchora inanzi che tu tornassi ala coverta io ti porìa fare in la schena cum la punta una piaga averta.
27 VERSO
Questo zogo si chiama punta falsa e punta curta, e sì dirò come la fazzo: io mostro di venire cum grande forza per ferire lo zugadore cum colpo mezano in la testa. E subito ch’ello fa la coverta io fiero la sua spada lizeramente. E subito volto la spada mia de l’altra parte pigliando la mia spada cum la mane mia mancha quasi al mezo. E la punta gli metto subita in la gola o in lo petto. Ed è migliore questo zogo in arme che senza.
Questo si è lo contrario del zogho che m’è denanzi, zoè de punta falsa overo di punta curta. E questo contrario si fa per tal modo: quando lo scolaro fiere in la mia spada, in la volta ch’ello dà a la sua spada subito io dò volta a la mia per quello modo che lui dà volta a la sua. Salvo che io passo a la traversa per trovar lo compagno più discoverto. E sì gli metto la punta in lo volto. E questo contrario è bono in arme e senza.
Qui finisse zogho largo de la spada a doy mani che sono zoghi uniti gli quali àno zoghi, zoè rimedi e contrari da parte dritta e de parte riversa e contrapunte e contratagli de zaschuna rasone cum roture coverte, ferire e ligadure che tutte queste chose lizerissimamente se ponno intendere.
Qui cominza zogho de spada a doy man zogo stretto in lo quale sarà d’ogni rasone coverte e feride e ligadure e dislegadure e prese e tore de spade e sbatter in terra per diversi modi. E sarano gli rimedi e gli contrari de zaschuna rasone che bisogna a offender e a defender.
28 RECTO
Noi stasemo qui incrosadi e di questo incrosar che noi faremo tutti gli zoghi che noy segueno fare gli possemo chosì uno di noi quale l’altro. E tutti gli zoghi seguiranno l’uno l’altro come denanzi è ditto.
Per lo incrosare ch’à fatto lo magistro cum lo pe’ dritto denanci io complisco lo primo zogho: zoè che io passo cum lo pe’ stancho e cum la mia mane stancha passo di sopra lo mio dritto brazzo e piglio el suo mantenere di sua spada in mezo le soe mane, zoè in mezo delo mantenere. E cum taglio e punta io lo posso ferire. E questa presa si pò fare a spada d’una e de doy mane. Da incrosare tanto di sopra quanto di sotta mane si pò far tal presa.
Questo è un altro zogho che vene del incrosar del mio magistro. E como ello è incrosado ello pò fare questo zogo e gl’altri che qui dredo segueno: zoè che lo zugadore pò pigliare a questo modo lo zugadore e ferirlo in lo volto cum lo pomo de la spada sua. Anchora pò ferirlo de fendente in la testa inanci ch’ello possa fare coverta presta.
Questo è un altro ferir d’pomo. E se pò far subito si lo volto à discoperto falo senza dubito. Che ello si po’ fare armado e disarmado. Quatro denti butta fuor di bocha a uno cum tal zogo sì ch’el l'à provado. E la spada al collo se volesse te poria butare como fa dredo a mi quello scolare.
28 VERSO
Per lo zogho che m’è denanzi e como lo scolar à dito io t’ò posta la spada al collo e la gola te posso ben tagliare perché i’ sento che tu non hai punto de colare.
Quando io son incrosado io passo cum coverta e fiero in gli toy brazzi in questo partito. E questa punta ti metto in lo volto e si lo pe' stancho io acresco ‘trambe le brazze te ligarò. Overo che in altro zogho che m'è dredo ti piglirò, zoè che ti ligarò la spada e per l’elço la tignirò.
Questa presa che dise lo scolar che m’è denanzi quella ti fazo, ferir ti posso senza impazo. Ello elzo tegno di tua spada, de punte e tagli ti farò derada. E questo zogho rompe ogni tore di spada e lo zogho streto a farlo subito [a farlo subito] quello guasta.
Quando io son incrosado io vegno al zogho stretto. Ello elzo de la mia spada entra le toy mane metto. E levo le toy brazze cum la tua spada in erto. Ello mio brazo stancho buterò per sopra li toy a man riversa e fererò li toy brazi cum la tua spada sotto lo mio brazzo mancho. E de ferir non ti lassarò in fin che sarò stancho. Lo zogo che m’è dredo che fa lo scolaro, ello è mio zogo e quello te voglio fare.
29 RECTO
Del scolaro che m’è denanzi io complisco’l zogho e quello che luy di far à ditto io l’ò fatto. Le braze t’ò ligade in ligadura mezana. La tua spada è in prisone e non ti po ‘iutare. E cum la mia feride asay te posso fare. La mia spada ti posso metter al collo senza dubito. El zogo che m’è dredo te posso far subito
Del zogho che denanzi si fa questo zogho che quando lo scolaro à ben ferido lo zugadore tegnando gli brazzi cum la spada ben ligadi cum lo suo brazzo mancho la sua spada gli buta al collo e metilo in questo partito. Se io lo butto in terra lo zogho ò complito.
Se uno se covra de la parte riversa piglia la sua mane stancha cum la man stancha, cum tutto lu pomo de la sua spada e penzilo in dredo e cum punta e taglio ben lo po' ferire.
Se uno se covra de la parte dritta, piglia cum la tua mane stancha la sua spada per questo modo e fierilo di punta voy cum lo taglio. E se tu voy tu gli tagli cum la sua spada lo volto o voy lo collo per lo modo ch’è depinto. Anchora quando io t’ò ben ferido io posso abandonar la mia spada e pigliar la tua per lo modo che fa lo scolaro che m’è di dredo.
29 VERSO
Del zogho del scolaro che m’è denanzi si fazo questo zogho cum la sua spada gli taglio lo volto mandandolo in tera. Ben ti mostrarò che tal arte sia vera.
Questo zogho è tolto del zogho de la daga zoè del primo magistro rimedio che come ello mette la mane stancha sotto la daga per torgella di mane, per lo simile questo scolaro egli mette la mano stancha sotta la mane dritta del zugadore per trargli la spada di mano. Overo ch’ello metterà in ligadura mezana come lo secondo zogho ch'è dredo lo primo magistro rimedio di daga ch’è ditto denanzi. E quella ligadura si è di questo scolaro.
Io son lo contrario e sì fazo contra lo scolaro che m’è denanzi che vol far zoghi de daga zoè del primo magistro rimedio lo suo segondo zogho che gl’è dredo. Se cum tua spada remarà in piè quello non te credo.
Anchora son contrario de quello scolaro che vol fare zogi de daga zoè lo segondo zogho che m’è denanci di quello scolaro fazo contra. Si io gli sego la gola pocho monta. E in terra lo posso buttare se voglio tosto lo posso fare.
30 RECTO
Se io incroso ale strette cum uno subito fazo questa presa perché né cum tor di spada né cum ligadure non mi faza offerta. Anchora lo posso ferire de punta e de taglio senza mio periculo.
Questo zogho se fa per tal modo zoè che uno vada cum lo colpo mezano contra lo mezano de parte riversa e subito vada cum coverta ale strette e butti la spada al collo del compagno come qui è depento. Buttar lo pò in terra senzo fallimento.
Questo è’l tor di spada lo sovrano cum lo mantenir de mia spada io penzo inanci e cum la mia man mancha te stringo gli soi brazi per modo ch’ello conviene perder la spada. E poy de grande feride glie farò derada. Lo scolaro che m'è dredo a questo zogo mostra como la spada del zugadore è in terra posta.
Per la presa del scolaro che denanzi mi à fatta, la spada in terra t’è caduta tu lo poy sentire. Asai feride te posso fare senza mentire.
30 VERSO
Questo è’l mezano tor de spada chi lo sa fare. Tal voltar di spada si fa in questo, qual al primo salvo che le prese non sono eguale.
Questo è un altro tor de spada chiamado sottano. Per simile modo se tole questa como fa lo sottano e ‘l soprano zoè cum tale voltar de spada per lo camino de le altre questa vada. Cum la mane dritta cargando inanci una volta tonda cum lo mantenir. E la mane stancha la volta tonda debia seguir.
Uno altro così fatto tor di spada che quando uno è ale strette incrosado lu scolaro de' mettere la sua mane dritta per sotto la sua de si instesso e piglar quella del zugadore quasi al m(e)zo o ben erto e subito lassar la sua andar in tera. E cum la man stancha de’ pigliar sotto lo pomo la spada del zugadore e dargli la volta tonda a man riversa. E subito lo zugadore avarà la sua spada persa.
31 RECTO
Questi sono tre compagni che voleno alcider questo magistro che aspetta cum la spada a doy mane. Lo primo di questi tre vole lanzare la sua spada contra lo magistro. Lo segondo vole ferire lo detto magistro d'taglio o de punta. Lo terzo vole lanzare doy lanze ch'ello à aparechiado come qui depento.
Io 'spetto questi tre in tal posta, zoè in dente di zengiaro e in altre guardie poria 'spettare, zoè in posta de donna la senestra, anchora in posta di finestra sinestra, cum quello modo, e deffesa che farò in dente di zenghiaro. Tal modo è tal deffesa le ditte guardie debian fare. Senza paura io 'spetto uno a uno, e non posso fallire nè taglio nè punta nè arma manuale che mi sia lanzada, lo pe' dricto ch'i ò denançi acresco fora de strada, e cum lo pe' stancho passo ala traversa del arma che me incontra rebatendola in parte riversa. E per questo modo fazo mia deffesa, fatta la coverta subito farò l'offesa.
Questo magistro 'spetta questi doi cum le lor lanze, lo primo vol trar cum la punta sopra man, e l'altro vol trare sotto man questo si vede. Lo magistro che aspetta cum lo bastone e cum la daga quando uno di questi gli vol trare cum sua lanza lo magistro piega lo baston inverso parte dritta zoè quasi in tutta porta di ferro voltando la persona non amovendo gli pie' nè lo baston di terra. E rimane lo magistro in guardia. E come uno di questi tra' ello rebatte la sua lanza cum lo bastone e cum la daga s'ello bisogna a man stancha e cum quello rebatter ello passa e fieri. E questa è la sua deffesa come troverete dredo questi doi d'lanze.
Eramo ambidoi disposti d'ferire questo magistro ma segondo lo so ditto non poremo far niente. Salvo se noy no l'inganamo per questo modo zoè noi volteremo gli ferri de le lanze di dredo e traremo cum lo pedale de la lanza. E quando ello rebatterà lo pedale d'la lanza noy volteremo nostre lanze e feriremolo de l'altra parte cum gli ferri d'le lanze. E questo sarà lo suo contrario.
31 VERSO
Questo si è lo zogo del magistro che aspetta quelli doe cum doe lanze. Lo magistro à in la mane drita una daga, e in la mancha tene lo bastone in pe' dritto denanzi de sì. Ello pò fare in questo zogo, et io lo fazo per luy in so scambio. Ma se questo zugadore avesse sapudo ben fare di questa punta de daga se posseva ben schivare. Se ello avesse largado le mane de la lanza, e cum lo avanzo d'la lanza che avanza di dredo avesse coverto sotto la mia daga zoè incrosado, questo non gli saria incontrado. E cum sua lanza mi posseva guastare, si tal contrario m'avesse sapudo fare.
Questo magistro farà deffesa cum questi doi bastoni contra la lanza in questo modo, che quando quello de la lanza gli sarà apresso per trare lo magistro cum la mane dritta tra' lo bastone per la testa di quello de la lanza. E subito cum quello trare va cum l'altro bastone ala coverta de la lanza e cum sua daga gli fieri in lo petto segondo ch'è depento a qui dredo.
Io fazo lo detto del magistro qui denanzi. Si lo contrario avesse sapudo, averissimi fatto impazo per tal modo. Avere levado le mane cum la tua lanza sotto la mia daga, e per tal modo m'aresti possudo guastare, habi questo che non sapesti niente fare.
32 RECTO
Questo Magistro cum queste spade significa gli Setti colpi de la spada. E lli quattro animali significa quattro vertù, zoè avisamento, presteza, forteza, et ardimento. E chi vole esser bono in questa arte de queste vertù conven de lor aver parte.
Meglio de mi lovo cervino non vede creatura. E aquello mette sempre a sesto e a misura.
Avisamento.
Io tigro tanto son presto a correr e voltare che la sagitta del cielo non mi poria avanzare.
Presteza.
Più de mi Leone non porta core ardito, però di bataglia fazo a zaschun invito.
Ardimento.
Ellefante son e un castello porto per chargo. E non mi inzinochio nè perdo vargo.
Forteza.
(Spada in Arme)
32 VERSO
Noy semo VI Magistri che savemo ben armezare, e zaschuno de noy quell'arte sa ben fare. E de arme manuale curamo ben pocho de tagli e de punte se defendemo s'el zi fa loco. Io son posta breve la serpentina meglior de le altre mi tegno. A chi darò una punta ben gli pararà lo segno.
Posta breve la serpentina.
Posta di vera crose ch'è contra ti voglio fare. In mi le tue punte no pon entrare. De ti me covrirò in lo passare che farò, e de punta te ferirò senza fallo che ti e le altre guardie pocho mi pon fare tanto so bene lo armizare che non posso fallire lo incrosare, che in lo passar e in lo incrosar e in lo ferire, l'arte vole questo a non fallire.
Posta de vera crose.
Sompno??? serpentino son lo soprano e ben armado grande punte zetto sotto mano che son in erto e torno al piano. Una forte punta ti buterò cum lo passare. Ella è mia arte che la so ben fare. Di toi tagli non me curo niente tanto so in l'arte che de grande punte io ti darò gran parte.
Sonno serpentino lo soprano.
Porta di ferro la mezana son chiamata perché in arme e senza e' fazo le punte forte, e passarò fora d'strada cum lo pe' stancho e te meterò una punta in lo volto, overo che cum la punta e cum lo taglio enfra li toi brazi à intrado per modo che io te meterò in ligadura mezana in quella ch'è denanzi penta e nomenada.
Porta de ferro la mezana.
33 RECTO
Posta sagittaria son per nome chiamada, grandi punte e' zetto passando fora de strada. E si me ven contra colpo o taglio io fazzo bona coverta e subito io fiero lo mio contrario. Questa si è mia arte in la qual non svario.
Posta Sagittaria.
Posta di crose bastarda son di vera crose, zò che la pò fare volontiera lo fazzo. Bone coverte e punte e tagli fazo per usança sempre schivando gli colpi fora di strada. E di miei colpi fazzo grandissima derada.
Posta de crose bastarda.
De posta di vera crose io son ensudo cum questa coverta passando fora de strada ala traversa. E di questa coverta si vederà quello ch'io posso fare, per gli miei scolari lo posso mostrare, ch'elli farano gli miei zoghi in complimento quegli che sono de combatter a oltrança. L'arte mostrarano senza dubitanza.
E' son lo primo scolaro del magistro che m'è denançi. Questa punta fazo perché ella esse di sua coverta. Anchora digo che de la posta di vera crose e de posta de crose bastarda se pò fare questa punta e digo de subito zoè come lo zugadore tra' una punta a lo magistro o scolar che fosse in le ditte guardie overo poste lo magistro (lo magistro) overo scolar de' andar basso cum la persona e passar fora de strada traversando la spada del scolaro e cum la punta erta al volto overo al petto, e cum lo mantenir dela spada basso come qui depento.
33 VERSO
Quando io vezo che la mia punta no pò intrare in lo petto nè in lo volto per la visera, io levo la visera e sì gli metto la puna in lo volto. E se questo no me basta io mi metto alli altri zoghi più forti.
Quando io veni a le strette cum questo zugadore a far lo ferido di denançi e per le arme niente me zova, ma per lo cubito lo penzerò forte che lo farò voltare. Se le suoy arme sarano di dredo forte vorò lo provare.
Quando io vidi che cum la spada niente ti posseva fare, subito io presi questa presa d'abrazare, che io creço e vezo e sento che le arme non te valerano niente che ti meterò in la forte ligadura de sotto in questa che m'è dredo posta, io ti farò fare subito la mostra.
In la ligadura de sotto e chiave forte t'ò serado per sifatto modo che tu no poy ensire e forza non ti val niente. Stentar ti posso e la morte ti posso dare, una lettera scriveria che no me llo porissi vedare. Tu non ài spada nè armadura di testa, tu ài pocho honore e farai breve festa.
34 RECTO
Questo zogo esse del primo nostro magistro d'posta di vera crose e dela bastarda zoè quando uno gli tra' una punta ello scolaro l'aspetta in la guardia sua, e subito passa ala coverta fora de strada e tragli una punta in lo volto e cum lo pe' stancho acresse de fora del suo pe' ch'è denanzi per questo modo ch'è depento per butarlo in terra che la punta dela spada gl'avança oltra lo collo.
Quando io vegno de la guardia in la coverta stretta se non posso ferir de taglio, io fiero de punta e se de questi doi non posso ferire, io fiero del elzo, o del pomo, e questo si fa segondo che gl'intelletti sono. E quando io son chossì ale strette, e llo zugador crede pur dela spada voglio zugare, io mi metto all'abrazare se io vezo che mi sia avantazo, e se non, io lo fiero del elzo in lo volto come denançi detto segondo che a mi pare che meglio sia.
Come voy vedeti che lo scolaro che m'è denançi fieri lo zugadore in lo volto cum lo elzo di sua spada et??? prestamente apresso lo pò ferire cum lo pomo in lo volto come veder potete qui di sotto.
Anchora dico che questo scolaro che m'è denanzi che fieri lo zugadore cum lo pomo dela spada in lo volto, che ello avarave possudo fare come io fazo, zoè acresser lo pe' dritto dredo lo suo stancho, e lo mantenir de sua spada meterlo al suo collo per butarlo in terra come io fazo.
34 VERSO
Anchora questo zogho esse de posta di vera crose per tal modo, zoè che quando uno scolaro è in quella posta, e uno gli ven incontra che subito in lo suo trar del zugadore, che lo scolar debia fora de strada passare e la punta gli metta in lo volto chome vedeti aquì fare.
Anchora digo che quando un scolaro è venudo ale strette che vezando ch'ello non pò guastare lo compagno cum sua spada ch'ello si de' metter all'abrazare cum sua spada in questo modo zoè che lo scolaro debia buttar la spada sua al collo del zugadore e lo suo pe' dritto debia metter dredo lo pe' stancho del zugadore e butarlo in terra a man dritta.
Questo scolaro no possando ferire lo zugadore cum danno si vole metter a l'abrazare per questo modo zoè, che lo scolar mette la sua spada dentro parte della man dritta dello zugadore . E qui fa lo scolaro per intrar cum sua spada e cum lo suo brazzo stancho sotto lo brazzo dritto del zugadore per sbaterlo in terra, overo per metterlo in ligadura de sotto zoè in la chiave forte.
Questa si è una presa forte e bona che fatta la presa lo scolar mette allo zugadore lo suo pe' stancho dredo lo pe' stancho del zugadore. E lla punta de la sua spada gli mette in lo volto. Anchora lo pò buttar in terra inverso man dritta.
35 RECTO
Questo si è lo contrario dello magistro ch'è rimedio e di tutti gli soi scolari che vera cosa si è che zaschun contrario che ven fatto allo magistro rimedio quello contrario rompe lo zogo dello magistro rimedio e di tutti soy scolari. E questo dico di lanza azza spada daga e abrazzare e di tutta l'arte. Tornemo a dire dello magistro rimedio. questo magistro contrario si mette la sua mano mancha dredo lo cubito dritto dello zugadore che fa la coverta de lo magistro remedio, e sì gli dà volta per forza per ferirelo de dredo como vedreti qui dredo.
Io son scolaro dello magistro contrario che m'è denanzi e complisco lo suo zogho. quando lo zugadore è voltado subito io lo fiero di dredo sotto lo brazzo suo dritto. E per sotto lo camaglio in la coppa della testa, overo in le nadeghe del culo cum riverencia, overo sotto gli zinochi, overo in altro logo che trovo discoverto.
Questa spada scusa per spada e per azza e non de' tagliare del elço in fin uno somesso apresso la punta e de llì inanze vol tagliare e aver fina punta e lo taglio vol esser di lungeza un somesso. E lla rodeletta ch'è sotto lo elzo vol posser corere infin uno somesso apresso la punta e non più, e llo elzo vol essere ben temprado e aver bona punta e llo pomo vol esser grave. E quelle punte volen esser ben temprade e ben agude. E la spada vole eserì grave di dredo che era denanzi. E vole esser di peso de V a VII libre. E segondo che l'omo è grande e forte segondo quello vole armare.
Questa altra spada si vole tagliar per tutto. Salvo che dello elzo in fin ala punta a le doe parte in mezzo la terza de la punta non de' taglier niente a tanto spano che una mano cum uno guanto largamente gli possa intrare. E similemente vole esser fina di taglio e de punta. E llo elzo vole esser forte e aguzzo e ben temperado e llo pomo vole esser cum bona punta e vole esser grave.
(Azza)
35 VERSO
Io son posta breve la Serpentina che megliore d'le altre me tegno. A chi darò mia punta ben gli parerà lo segno. Questa punta si è forte per passare coraze e panceroni, deffendeti che voglio far la prova.
Posta breve serpentina.
Io son posta di vera crose però che cum crose me defendo e tutta l'arte di scarmir e de armizar se defende cum coverte dello armizare incrosare, tra' pur che ben t'aspetto, che zò che fa lo scolar primo dello magistro remedio della spada in arme cum lo modo e cum lo passar tale punta cum la azza mia ti posso far.
Posta de vera crose.
Posta de donna son contra dente zengiaro. Si ello mi aspetta uno grande colpo gli voglio fare, zoè che passarò lo pe' stancho acressando fora de strada e intrarò in lo fendente per la testa. E si ello vene cum forza sotto la mia azza cum la sua, se non gli posso ferire la testa ello no me mancha a ferirlo o in li brazzi o en le man.
Si posta di donna a mi porta di ferro mezana è contraria io cognosco lo suo zogo e llo mio. E più e più volte semo stade ale bataglie e cum spada e cum azza. E sì digo che quello ch'ella dise de poder fare più lo posso far a lei ch'ella lo pò far a mi. Anchora digo che se io avesse spada e non aza che una punta gli metteria in la fazza, zoè, che in lo trar che posta di donna fa cum lo fendente e io son in porta d'ferro mezana a doy mane cum la spada, che subito in lo suo venire, io acresco e passo fora de strada sotto la sua azza per forza io entro e subito cum la mia man stancha piglio mia spada al mezo e la punta gli metto in volto. Sì che tra noy altro che d'malicia è pocha comparacione.
36 RECTO
Coda longa io son, contra posta de fenestra voglio fare de tutto tempo??? posso ferire. E cum mio colpo di fendente ogni azza e spada in terra sbateria, e al zogo stretto forte me faria. Come voy troverete qui gli zoghi di dredo de guardagli a uno a uno che ven prego.
Posta de fenestra son chiamada la sinestra, uno picolo brazo se fa de mi ala destra. Noy non avemo stabilità. Una e l'altra cerca la falsità, tu crederà che io vegna cum lo fendente e io tornerò un pe' indredo e mi muderò di posta. Li che era in la sinestra, io entrerò in la destra. E crezo entrare in gli zoghi che vegneno dredo ben presta.
36 VERSO
Questi sono gli zoghi delli quali le guardie fano questione. Zaschuna le vol pigliare, e crede aver rasone. Quello che pò sbatter la azza dello compagno a terra come è qui depento questi zoghi quello fazza, tutti gli farà se lo contrario non lo impaza.
Lo scolaro chazza alo zugadore la sua azza enfra le gambe, e cum la man stancha ello gli covra la vista. E quando lo zugador non vede e se vole voltare tosto va in terra senza fallare.
Anche lo scolaro che m'è denanzi pò fare questo zogho quando ello è ale strette come veder possete. Lo pe' stancho pogna sopra la sua azza e tra' la sua indredo e la punta metta allo zugadore in la fazza.
Lo scolaro ch'è denançi vede che cum la punta d'la azza non à possudo far niente a lo zugadore in lo volto per la visera ch'è forte. Ello acresse lo pe' stancho, e levagli la visera e la punta gli mette in la fazza cum tanta forza ch'ello pò dare a la sua azza. Questo zogho che fazo seguisse quelli ch'è denançi e poy quelli de dredo tutti quanti.
37 RECTO
Per questa presa che io chosì te tegno cum mia azza te ferirò in la testa, e cum mio brazzo mancho ti metterò in ligadura de sotto la forte, che più che le altre è pricolosa di morte.
Cum meza volta ti cavarò questa Azza de le mane. E tolta che io te lla averò, in quello proprio voltare, io ti ferirò in la tua testa come fa questo scolar che m'è dredo, tu cazerà morto come io credo.
Questo zoghi è dello scolaro che m'è denançi che fazo quello ch'ello à ditto ben lo crezo che in terra cazerai morto per lo colpo che in la testa io t'ò fatto. E se questo colpo non ti basta uno altro ten posso dare e poy per la visera in terra te vorò tirare. Chome qui dredo depento, e quello ti farò se non mi pento.
Quello che dise lo scolaro ch'è denanzi quello io ti fazzo che per la visera in terra ti voglio zitare. E se volesse quello ti faria cum lo abrazare, che meglio che li altri 'e quello so ben fare.
37 VERSO
Questo zogho è liçero d'intender che ben se vede che llo posso in terra zitare. E quando lo sarà in terra dredo me llo vorò strassinare. E quando la coda lunga più non lo tegnerà, delle mie feride asai ello averà.
Questa mia azza era piena de polvere e si è la ditta azza busada intorno intorno et è questa polvere sì forte corrosiva che subito come ella tocha l'ochio, l'omo per nissun modo nol pò avrire e fuorse may non vederà più. E azza son ponderosa crudele e mortale, mazori colpi fazo che altra arma manuale. E se io falisco lo primo colpo che vegno a fare la azza m'è di danno e niente più non vale. E se io fiero lo primo colpo ch'io fazzo tutte le altre arme manuale io cavo d'impazo. E se son cum bone arme ben acompagnada per mia deffesa piglio le guardie pulsative de spada. Signore nobilissimo Signor mio Marchese assay chose sono in questo libro che voy tale malicie non le fareste. Ma per più savere, piazavi di vederle.
Questa è la polvere che va in l'azza penta qui sopra. Piglia lo latte delo titimallo???, e seccalo al sole overo in forno caldo e fane polvere, e piglia di questa polvere uno V e una onza de polvere d'fior d'preda, e mescola insembre, e questa polvere si de' metter in la azza qui de sopra, ben che se pò far cum ogni rutorio che sia fino, che ben ne troverà di fini in questo libro.
38 RECTO
Cum la mia man dritta darò volta tonda ala tua daga menandole in erto per apresso el tuo brazo che tegno. E la tua daga mi remagnirà in mano per pegno. E poi ti trattarò segondo che sei degno.
Si questa daga per apresso 'l tuo cubito levo in erto in mia man remarà a firirte per certo. Benché questo zogho si vol far ben presto, perché lo contrario no gli valga sinestro.
Del Quarto Re e magistro io son contrafattore. E questi zoghi due ch'è denanzi de mi sono fazzo lo contrario che per tal modo gli guastarò le man a lor e a lor Magistro cum una tratta che farò subito.
Se elli fosseno ben armadi io gli guastaria senza dubito.
Io son Quinto Re Magistro per lo cavezzo tenido di questo zugadore. Inanzi ch'ello mi traga cum sua daga per questo modo gli guasto lo brazo perché lo tenir ch'ello mi tene a mi è grande avantazo. Che io posso far tutte coverte prese e ligadure degl'altri magistri rimedi e di lor scolari che sono dinançi. Lo proverbio parla per esempio. Io voglio che ognun ch'à scolaro in quest'arte sazza che presa di cavezzo nissuna deffesa no impaça.
38 VERSO
Questo è un altro modo di guastare lo brazzo. E per venir in altri zoghi e prese, io questo zogho fazo. Anchora digo che se fossi afferrado d'una lanza cum tal firir in lei overo che me disferraria overo che l'asta del ferro io partiria.
Questo è un altro far lassar anchora è meglior da disferar una lanza. Anchora digo che se cum forza io ti fiero in la zuntura de la man che mi tene per lo cavezzo io mi tegno certo che io te la dislogarò, se tu non la fuzi via. Lo contrario io lo voglio palentare???. In quello che lo scolar vene zò cum gli brazzi per dislogar la mano delo zugadore subito lo zugadore de' tore via la mano del cavezzo de lo scolar. E subito cum la daga in lo petto lo pò guastar.
Per questo modo in terra ti voglio butare inanzi che la daga mi vegna approssimare. E si la daga tua sarà a mezo cammin per me ferire, le prese ch'io lassarò e la tua daga vorò seguire, che tu no mi porà offender per modo che sia, che cum li zoghi de li rimedy ti farò vilania.
Questo è un zogho di farse lassar. Salvo che si lo mio pe' dritto dredo lo tuo stancho io fazo avanzare tu porissi andar in terra senza fallo. E si questo zogho a mi non basta, cum altri de la tua daga ti farò una tasta???, però che'l mio chore e l'ochio altro non guarda, che a torti la daga senza dimora e tarda.
39 RECTO
Noi semo tre magistri in guardia cum nostre lanze e convegnemo pigliare quelle dela spada. E io son lo primo che in tutta porta di ferro son posto per rebatter la lanza del zugador tosto, zoè che passarò cum lo pe' dritto ala traversa fora de strada, e traversando la sua lança rebatterò in parte stancha. Sì che llo passar e llo rebatter se fa in un passo cum lo ferire, questa è chosa che no se pò fallire.
In meza porta di ferro io me ò posto cum la lanza. Lo rebatter e lo ferire è sempre mia usanza. E vegna chi vole cum meza lanza o stanga, che rebatter cum passo lo ferir non me mancha, che tutte le guardie che stano fora d'strada, cum curta lanza e curta spada sono sufficienti a 'spettare ogni arma manuale longa. E quelle de la parte dritta covrano e cum coverta passa e metteno punta. E le guardie d'parte sinistra covrano e rebatteno e di colpo fierano e non pò metter chossì ben punta.
39 VERSO
Io son la nobele posta di finestra destra, che in rebatter e ferir sempre io son presta, e de lanza lunga me curo pocho. Anchora cum la spada io 'spetteria la longa lanza stando in questa guardia che ogni punta rebatte, e sì la intarda. E llo scambiar de punta io posso fare, e llo rebatter a terra non se pò fallare. In lo zogho che n'è dredo volemo finire.
In questo zogho finiseno le tre guardie che denanzi sono, zoè, tutta porta di ferro, e porta di ferro la mezana, e posta de fenestra la soprana destra. In questo zogho elle finisseno li zoghi e la lor arte. Come io fiero chostuy per lor parte.
Questo è lo contrario delli tre magistri de la lanza che finisseno in lo zogho che m'è denanzi, e 'l modo voglio dire. Quando gli magistri credeno la mia lanza fora caçare, io dò volta ala mia lanza o ferisco cum lo pedale e chossì ò ben ferro in lo pedale che ala punta. Gli zoghi di questi magistri pocho mi monta.
40 RECTO
Noy semo tre guardie di parte riversa, e io son la prima in dente di zengiaro. Quelle che sono da parte dritta fano quello che fazemo de la riversa. Noy passamo fora de strada inanzi acressando lo pe' ch'è denançi come ditto fora de strada. E de nostre punte de parte riversa fazemo derada. E tutte de parte dritta e riversa convegnemo in punta rebattendo finire, che altra offesa cum la lanza non de pò seguire.
In posta di vera crose io aspetto, tu m'è troppo apresso zoga netto. Lo pe' dritto che m'è denanzi in dredo lo tornerò, e lla tua lanza rebatterò fora de strada, inverso la man dritta. la mia punta non fallirà, la tua sarà fallita.
In posta de fenestra sinistra io son aparechiado, se non ti fiero cum punta tu hay bon merchado. La punta tegnirò erta e li brazzi bassi porterò cum lo pe' ch'è dredo cum quello io passarò fora d'strada a man riversa. La punta ti metterò in lo volto senza nissuna deffesa: El zogho che m'è dredo noy tre Magistri quello possemo fare. Se una volta lo provi non lo voray più provare.
Lo zogho de la lanza qui finisse che io lo fazo d'la parte riversa de lor zoghi mi impazo. Queste tre guardie che sono denanzi fano pensier d'lanza longa o curta de non la fallir, che elle sono offesa e deffesa. E llo contrario di questa punta ben si pò fare, quando la punta se rompe lo pedale se de' voltare e cum quello ferir dello zogo dela lanza ben pò questo bastare.
(Lancia a Cavallo)
41 RECTO
Io porto mia lanza in posta di dente di cenghiaro perché io son ben armado, e si ò curta lanza più che lo compagno e si fazo rasone de rebatter sua lanza fora de strada zoè ala traversa overo in erto. E si firirò cum la mia lanza in la sua uno brazo in entro cum uno brazo d'la mia hasta, e la mia lanza discorrerà in la sua per(son)a. E lla sua lanza andarà fora di strada lonze de mi e per tal modo farò.
Questa glosa va al Re di questa.
Questo si è lo contrario dello zogho d'lanza ch'è denanzi che quando uno corre contra l'altro a ferri moladi e uno à corta lanza più che l'altro. E quando quello che à curta lanza porta la sua lanza bassa in dente di cenghiaro quello che à la lanza longa debia similemente portarla bassa la sua, perché la curta non possa rebattere la longa per lo modo che qui è depento.
41 VERSO
Questo è un altro portar de lanza contra lanza. questo magistro à curta lanza e sì la porta in posta de donna la sinistra como voy vedete, per rebatter a ferir lo compagno.
Anchora questo magistro porta la sua lanza in posta de donna la sinistra per rebatter la lanza che lo compagno gli vole lanzare. E quello rebatter ch'ello vole cum la lanza fare, quello cum uno bastone o curta spada far lo poria.
42 RECTO
Questo magistro che fuze non è armado, e si à bon cavallo corente, e sempre va buttando le punte cum la sua lanza dredo de sì per ferire lo compagno. E si ello se voltasse dela parte dritta ben poria intrar in dente di zenghiaro cum sua lanza, overo in posta di donna la sinistra, e rebatter e finire come si pò far in lo primo e in lo terzo çogho de lanza.
(Spada contro Lancia e viceversa a Cavallo)
42 RECTO
Questo portar de spada contra lanza è molto fine per rebatter la lança cavalcando de la parte dritta dello compagno. E questa guardia si è bona contra tutte altre arme manuale, zoè contra aza bastone spada etcetera.
42 VERSO
Questo si è contrario del zogho ch'è denanzi che questo magistro cum la lanza la porta bassa per ferir lo cavallo o in la testa o in lo petto che lo compagno non pò rebatter cum la spada tanto basso.
Questo è un altro contrario de lanza contra spada che quello dela lanza mette e resta sua lanza sotto lo suo brazo stancho perché non gli sia rebattuda sua lanza. E per tal modo porà ferir cum sua lança quello della spada.
43 RECTO
Questo cum la spada 'spetta questo cum la lanza e sì lo 'spetta cum dente di cenghiaro, come quello cum la lanza gli vene apresso lo magistro cum la spada rebatte sua lanza in fora inverso parte dritta. E chossì pò far lo magistro cum la spada, ch'ello pò covrir e ferir in un voltar di spada.
Questo è lo contrario dello zogho di lanza e de spada ch'è denanzi, çoè che quello cum la lanza fieri in testa lo cavallo dello suo inimigho, zoè quello della spada perché non pò rebatter la lanza cum la spada sì basso.
(Spada a Cavallo)
43 VERSO
Questo portar di spada se chiama posta de coda longa e si è molto bona contra lanza e contra ogni arma manuale, cavalcando de la parte dritta dello suo inimigho. E tente ben a mente che le punte e li colpi riversi si debano rebatter in fora, zoè, ala traversa e non in erto. E li colpi de fendente, si debano rebatter per lo simile in fora, levando un pocho la spada dello suo inimigo, E po' fare gli zoghi segondo le figure depente.
Anchora questa propria guardia de choda longa si è bona quando uno gli vene incontra cum la spada a man riversa come vene questo mio inimigo. E sapia che questa guardia è contra tutti colpi de parte dritta e di parte riversa, e contra zaschun che sia o dritto o manzino. E qui dredo cominzano gli zoghi di coda longa che sempre rebatte per lo modo ch'è ditto denanzi in prima guardia de coda longa.
44 RECTO
Questo è lo primo zogho che esse de la guardia de coda longa ch'è qui denanzi, zoè ch'ello magistro rebatte la spada dello suo inimigo, e mettigli la punta in lo petto, o vole in lo volto come qui depento.
Questo si è lo segondo zogho ch'è pur di quello rebatter, io fiero costuy sopra la testa che vezo ben ch'ello non è armado la testa.
Questo è un altro zogho lo terzo che rebatte de la spada dello suo inimigho, ello la piglia cum la mano stancha, e sì gli fieri la testa, e cossì gli poria ferir de punta.
Questo si è lo quarto zogho che lo scolaro gli vol ferir la testa e torgli la spada per questo modo che vedete qui depento.
44 VERSO
Questo si è lo quinto zogho che fa la coverta cum lo rebatter de spada. Io gli butto lo brazzo al collo allo voltar subito, cum tutta la spada in terra lo buttirò senza dubito. E lo mio contrario de dredo si è lo segondo zogho (Nota: si intende il secondo gioco a partire da qui, cioé il settimo gioco). Ben che siando armado, di farlo non à logo.
Questo si è lo Sexto che vol tore la spada al compagno cum lo mantenire dela spada, l'altro mantenir leverà in erto, della mane gli caderà la spada per certo.
Questo si è lo Settimo zogho ch'è contrario del quinto. Lo ferir ch'ello gli fa in la gamba aquello è desso. Se lo compagno fossi armado non te infidar in esso.
Questo si è lo ottavo zogho ch'è contrario di tutti gli zoghi che mi sono denançi, e maximamente delli zoghi de spada a cavallo e delli lor magistri che sono in guardia d'coda longa. Che quando li magistri o scolari stano in la ditta guardia, e io gli t(i)ro una punta o altro colpo, e subito elli me rebatteno o taglio o punta che faza. quando elli me rebateno subito e io dò volta ala mia spada e cum lo pomo mio, io gli fiero in lo volto. E poy passo cum la mia coverta presta e cum lo riverso tondo gli fiero dredo la testa.
45 RECTO
Lo nono son che façço contra lo contrario che m'è denançi, che quando ello dà volta ala sua spada, subito lo mio mantenir metto come voy vedete depento che cum lo pomo in lo volto non me pò ferir., e s'io levo la spada in erto, e dello riverso io piglio volta, ben poria esser che la spada ti saria tolta. E si quello mi falla che io non lo faza, dello riverso dela spada ti darò in la faza overo de lo pomo te ferirò in la testa tanto farò mia volta presta. Qui finisse lo zogho a cavallo de spada a spada. Chi più ne sa men dia una bona derada.
(Lotta a Cavallo)
45 VERSO
Questo è zogho de abrazare zoè zogho de brazi, e si fa per tal modo. quando uno ti fuzi e dela parte parte stancha tu gli ven apresso, cum la man dritta tu lo pigli in le sguanze dello bacinetto, e se ello è disarmado per gli cavigli, overo per lo brazo dritto per dredo le soy spalle, per tal modo faralo riversare che in terra lo farai andare.
Questo è contrario del zogho ch'è denanzi ne val per tal modo, questo contrario cum tal presa se fa zoè subito quando ello per dredo lo piglia, la man de la briglia debia subito scambiare, e cum lo brazo stancho per tal modo lo de' pigliare.
Questo scolaro vole buttar questo da cavallo çoè ch'ello lo piglia per la staffa e levalo in erto. Se ello non va in terra in aere starà per certo, salvo s'ello non è al cavallo ligado. questo zogho non pò esser fallado. E se ello non à lo pe' in la staffa per lo collo del pe' lo piglia che più vale levandolo in erto come denanzi ditto, fate quello ch'è denanzi qui scritto.
45 VERSO
Lo contrario del zogho denançi qui è parechiado, che se uno ti piglia per la staffa overo per lo pe', buttagli lo brazo al collo e questo subito far si de'. E per tal modo lo poray discavalcare di cavallo. S'tu fa questo ello anderà in terra senza fallo.
Questo si è un deto de butar uno in terra cum lo cavallo. Lo rimedio di buttar uno in terra cum tutto lo cavallo per tal modo si fa. quando tu scontre uno a cavallo, cavalca dela sua parte dritta. E llo tuo brazo dritto buttalo per sopra lo collo del suo cavallo, e piglia la sua brena apresso lo morso che gli sta in bocha, e rivoltalo in erto per forza. E llo petto del tuo cavallo fa che vada per mezo la groppa del suo cavallo. E per tal modo convene andar in terra cum tutto lo cavallo.
Questo si è lo contrario di questo zogho qui d'nanzi che vole buttar in terra lo compagno cum tutto lo cavallo. Questa è lizera chosa da cognoscere che quando lo scolaro butta lo brazo per sopra lo collo del cavallo per pigliar la brena, de subito ello gli de' buttar el brazo lo zugador al collo dello scolaro, e per forza ello convien lassar, segondo vedeti qui depento si debia fare.
Questo si è un zogo di tore la brena d'lo cavallo de mane del compagno per modo che vedeti qui depento. Lo scolaro quando ello se scontra cum uno altro da cavallo ello gli cavalca dela parte dritta e buttagli lo suo brazo dritto per sopra lo collo dello cavallo e piglia la sua brena apresso la sua man sinestra cum la sua mane riversa. E tra' la brena de la testa del cavallo. E questo zogo è più siguro armado che disarmado.
(Fante contro Cavaliere)
46 RECTO
Qui sono tre compagni che voleno alcider questo magistro. Lo primo lo vole ferir sotto man che porta sua lanza a meza lanza. L'altro porta sua lança restada a tutta lança. Lo terzo lo vole alanzare cum sua lanza. E si è de patto che nissuno non debia fare più d'un colpo per homo. Anchora debano fare a uno a uno.
Vegna a uno a uno chi vol venire, che per nessuno di qui non mi son per partire. Anche in dente di cenghiaro son presto per aspettare.
Quando la lanza contra me vignirà portada overo de mane zitada, subito io schivo la strada zoè che io acresco lo pe' dritto fora de strada e cum lo stancho passo ala traversa rebattendo la lanza che mi vene per ferire. Sì che d'mille una non poria fallire. questo ch'io façço cum la ghiavarina cum bastone e cum spada lo faria. E lla deffesa ch'io fazo contra le lanze, contra spada e contra bastone quello faria li mie zoghi che sono dredo.
Questo si è zogho del magistro ch'è denanzi che aspetta cum la ghiavarina quegli da cavallo in dente di cenghiaro, in passar fora de strada e rebatter ch'elo fa ello intra in questo zogho, e perché ello sia inteso io lo fazo in suo logo, che cum taglio o punta lo posso ferire in la testa, tanto porto la mia ghiavarina ben presta.
Anchora è questo zogho del ditto magistro ch'è denanzi in posta de dente de zenghiaro, in suo scambio io fazo questo ch'ello lo pò fare. quando la lanza è rebatuda io volto mia lanza, e sì lo fiero cum lo pedale, che questo ferro si è tempreado e di tutto azale.
46 VERSO
Questo magistro à ligada una forte corda ala sella del suo cavallo zoè uno cavo. L'altro cavo sia ligado allo pe' de la sua lanza. Primo lo vol ferire, e poy la lanza chossì ligada della parte stancha dello so inimigo sopra la spalla la vola buttare, per posserlo io zò del cavallo strassinare.
Questo Ribaldo mi fuziva a una forteza, tanto corsi che io lo zunsi apresso la fortezza sempre corando a tutta brena. E de mia spada lo feri sotto la lasena, lì che male si pò l'omo armare. E per paura de' soy amisi voglio retornare.
47 RECTO
Qui finisse lo libro che à fatto lo scolaro Fiore che zò ch'ello sa in quest'arte qui l'à posto, zoè in tutto lo armizare, in questo libro e lo fiore fior di bataglia per nome ello è chiamato. Quello per chi ello è fatto sempre sia apresiato che d'Nobilità e virtù non se trova lo parechio. Fior furlan a voy si recomanda povero vechio.